La Uefa ha appena lanciato il bando per contendersi i diritti televisivi di trasmissione delle competizioni europee nel Regno Unito e già si accende la bagarre tra le emittenti della Corona. Come ha spiegato nel recente passato C&F, infatti, il bacino d’utenza è da leccarsi i baffi: fedeltà dei tifosi e alta probabilità di vantare quattro squadre, con buone possibilità di accedere alle fasi finali delle competizioni internazionali, fanno gola a molti. Nella corsa a trasmettere la Champions League per le stagioni tra il 2015 e il 2018 ha scaldato i motori anche BT, nuova denominazione del colosso British Telecom. Il ceo Gavin Patterson, parlando all’evento Leaders in Football dal quale Andrea Agnelli ha caldeggiato l’inaugurazione di una Superlega europea per i top club, ha ammesso che BT Sport potrebbe partecipare alla gara Uefa. Arricchirebbe così la sua offerta sportiva che già copre la Premier League, i match principali scozzesi e l’Aviva Premiership di rugby.
I competitor sono Sky e Itv. La prima, ricorda il Telegraph, paga 240 milioni di sterline per avere in diretta le gare di Champions delle squadre inglesi, mentre Itv spende 160 milioni per la diffusione in chiaro del match di cartello del martedì sera. Patterson ha detto di essere “molto contento dei contenuti che offriamo, ma riconosciamo che c’è molto altro che potremmo fare, in particolare se in futuro si presentasse l’occasione di farlo”. L’investimento attuale di Bt per la trasmissione di 38 gare di Barclays Premier League, con 18 “top picks”, è di 246 milioni di sterline a stagione. Ma Bt non concentra le sue attenzioni solo sulla Champions: “Ci sono altri diritti in discussione e ce ne saranno altri interessanti nel prossimo biennio”, ha spiegato Patterson. Quanto al dualismo con Sky, nessun ‘istinto omicida’ da competitor: “Possiamo coesistere, il nostro successo non implica il loro fallimento”.