Da poco più di 65 milioni ad oltre 171 milioni di euro. Da quando a fine agosto è iniziato il campionato di Serie A la capitalizzazione di borsa dell’As Roma è quasi triplicata, grazie al rally del titolo che dal 23 agosto ad oggi ha messo a segno un rialzo del 161%.
Ma come è stato possibile che, a fronte di risultati economici negativi, visto che il bilancio al 30 giugno ha evidenziato un rosso di 40 milioni e che anche il 2013-14, a detta degli stessi amministratori, dovrebbe chiudere in perdita, le azioni della società capitolina abbiano guadagnato così tanto?
Sulle prime si è parlato di effetto Garcia, dal nome del nuovo tecnico giallorosso, il francese Rudi Garcia. Visto che Totti e compagni hanno inanellato sette vittorie nelle prime sette partite di campionato e attualmente guidano la Serie A a punteggio pieno, gli acquisti sono stati spiegati, anche sulla stampa specializzata, con l’euforia generata dai risultati sportivi.
D’altra parte un fenomeno del genere è stato visto già in altre occasioni, sia in positivo sia in negativo, sui titoli delle tre società di calcio quotate a Piazza Affari (oltre alla Roma lo sono anche la Lazio e la Juventus). Tanto che anche la stessa Consob non avrebbe ravvisato alcun movimento anomalo sul titolo.
Apparentemente, dunque, nulla di strano. Anche perché la Roma ha un flottante a dir poco risicato – visto che l’azionista di maggioranza Neep Roma Holding (la società partecipata da James Pallotta e Unicredit) detiene il 78,03% del capitale, mentre un altro 2,5% è ancora in portafoglio alla lussemburghese Tikal Plaza dell’immobiliarista Danilo Coppola (il pacchetto è stato a lungo sotto sequestro giudiziario) – e sul titolo della lupa non operano, almeno solitamente, investitori professionali.
Dietro il rally dell’ultimo mese e mezzo, dunque, ci sarebbero esclusivamente i cosiddetti day-trader, che si sarebbero messi in moto esclusivamente sulla scia del clamore mediatico legato alle prestazioni sportive. Una spiegazione a prima vista ineccepibile, visti anche i volumi risicati che hanno accompagnato l’exploit del titolo As Roma nel mese di settembre.
Fino ad allora venivano scambiati in media per ogni seduta circa 195 mila azioni, pari a un misero 0,14% del capitale e allo 0,7% dell’intero flottante. A partire dal lunedì 7 ottobre, la prima seduta di borsa dopo la vittoria della Roma a San Siro sull’Inter, al termine della quale sono stati resi noti i risultati di bilancio, i volumi si sono progressivamente gonfiati.
Dal 7 ottobre ad oggi sono stati scambiati in media oltre 6 milioni di titoli, circa il 4,5% del capitale e il 23% del flottante, con punte di oltre 9 milioni di pezzi nelle sedute di venerdì 11 e lunedì 14 ottobre.
Numeri importanti che, tuttavia, anche alla luce dell’elevato numero di contratti stipulati giornalmente, non bastano a far pensare alla presenza di mani forti in azione sul titolo. Anche perché con l’80% circa in mano a Pallotta e Unicredit, nessuno avrebbe l’interesse a rastrellare azioni AS Roma per costituire una partecipazione rilevante nel capitale.
Sicuramente il fatto che il titolo del club sia passato da 0,49 euro di fine agosto a 1,29 euro di lunedì 14, non può che far piacere all’azionista di maggioranza. Nella situazione patrimoniale di Neep Roma Holding a fine maggio il 78,03% dell’As Roma era in carico a 70,13 milioni (i 60,3 milioni spesi per rilevare il controllo da Italpetroli, più i 9,83 milioni spesi nell’opa obbligatoria dell’autunno 2011).
Oggi lo stesso pacchetto, che a fine agosto valeva in borsa poco più di 50 milioni (quindi sotto il prezzo di carico) ha un valore di mercato di 133 milioni, con una plusvalenza latente di oltre 62 milioni. Si tratta, è ovvio, di un capital gain solo virtuale, visto che gli azionisti sono impegnati in un piano di sviluppo a medio termine, che passerà anche dal lancio, nelle prossime settimane, di un aumento di capitale in opzione.
In vista di questo Pallotta e Unicredit hanno già versato nelle casse della Roma 65,15 milioni. E non è escluso che, se il mercato, che ora sta comprando a mani basse l’azione, dovesse non coprire la propria parte, potrebbero esserci le condizioni per procedere al delisting.