Nella notte tra lunedì 14 e martedì15 ottobre, come Calcioefinanza.it aveva anticipato ieri nell’articolo Thohir studia l’ipotesi di quotare l’Inter alla borsa di Giacarta, sono arrivate le firme per il passaggio delle quote di maggioranza (70%) dell’Inter da Massimo Moratti a Erick Thohir.
F.C. Internazionale Milano S.p.A., ha spiegato un comunicato ufficiale del club, e il suo azionista di maggioranza Internazionale Holding S.r.l., interamente controllato da Massimo Moratti, “hanno siglato oggi un accordo vincolante in base al quale International Sports Capital (“ISC”), società indirettamente posseduta da Erick Thohir, Rosan Roeslani e Handy Soetedjo, tre importanti uomini d’affari indonesiani, diventerà l’azionista di controllo dell’Inter con una partecipazione del 70% attraverso un aumento di capitale riservato”.
La notizia proietta il club nerazzurro in una nuova fase. Il paternalismo con i calciatori e il mecenatismo finanziario dell’era Moratti lascerà spazio, almeno nelle intenzioni dei soci indonesiani, a una gestione del club contraddistinta da una maggiore managerialità nel tentativo di rimettere in carreggiata i conti del club. Se infatti la gestione Moratti si è caratterizzata per un buon numero di successi sportivi (soprattutto nelle ultime stagioni dei suoi 18 anni di reggenza); finanziariamente non si può certo dire che sia stata illuminata. Il club negli ultimi anni ha registrato perdite tra i 70 e gli 86 milioni a esercizio e anche l’esercizio al 30 giugno 2013 si dovrebbe chiudere con un rosso attorno a 80 milioni, nonostante l’evidente ridimensionamento tecnico della squadra.
Questo perché lo sforzo fatto per limare i costi (il monte ingaggi è calato da 234 a 165 milioni tra 2010 e 2012) è stato accompagnato da un forte calo dei ricavi, da 249 milioni a 190 nello stesso periodo triennale. A conferma che il Triplete 2010, che ha riportato l’Inter in cima al mondo dopo 45 anni, non è stato sfruttato a dovere dagli uomini di marketing di Moratti. Il club, infatti, invece di registrare un’impennata nei ricavi come fece il Barcellona dopo il Triplete 2009, ha fatto segnare un calo, segno evidente che i proventi del 2010 (circa 250 milioni) erano legati soprattutto all’alto numero di gare giocate in Champions (e ai relativi diritti televisivi) che non alla capacità di merchandising di prodotti targati Inter. E sarà sul fronte dei ricavi che Thohir cercherà di guarire l’Inter da un punto di vista finanziario. La ricetta indonesiana infatti conta molto sull’espansione del brand sui mercati asiatici sfruttando il fatto di giocare in casa in quei Paesi in forte espansione economica.
Non solo, ma ICS, la holding che riunisce i soci indonesiani, dovrebbe venire quotata alla borsa di Giacarta, con l’obiettivo primario di reperire risorse finanziarie da investire nella crescita del club. E, come ha riportato ieri il Corriere dello Sport, non è neppure escluso che la stesa Inter venga quotata sempre nella capitale indonesiana. Insomma si potrebbero reperire risorse fresche sui mercati sia a livello di holding che a livello del club. Al momento, tuttavia, Thohir e compagni sanno di dover aspettare qualche tempo prima di vedere fruttare il loro investimento. Non a caso dovranno prima partecipare pro quota al ripianamento delle perdite dei prossimi bilanci, stimati ancora in rosso per almeno due anni visto la struttura dei costi. Il rendiconto al giugno 2014 dovrebbe chiudersi con una perdita tra 55 e 60 milioni, mentre il risultato del bilancio a giugno 2015 sarà legato all’ingresso o meno nella prossima Champions League (la partecipazione alla sola fase a gironi vale da sola circa 30 milioni). Il bilancio al 2016 dovrebbe essere quello finalmente del pareggio, ma ovviamente il risultato non dipenderà solo dai costi, ma soprattutto dall’incremento dei ricavi da marketing e merchandising.