I più grandi negozi di articoli sportivi della catena Gran Bretagna come Sports Direct hanno ricevuto con stupore la decisione dell’Adidas di vietare la vendita e la distribuzione, dalla prossima stagione, della nuova divisa ufficiale del Chelsea.
La notizia ha colto di sorpresa i responsabili della catena che hanno visto l’azienda tedesca stroncare una delle sue principali fonti di reddito. La decisione è motivata dal nuovo contratto che la società tedesca ha firmato con il Chelsea lo scorso giugno e in base al quale l’impresa fornirà le famose tre strisce alla società di Abramovich a 300 milioni di sterline per prossimi 10 anni.
Come garanzia delle condizioni specificate negli allegati del contratto l’Adidas ha garantito l’ulteriore sfruttamento delle entrate dalla vendita di questi oggetti, a partire dalla prossima stagione, solo all’interno del negozio ufficiale del Chelsea, nei negozi Adidas ufficiali e nel negozio online della società tedesca.
Queste presunte clausole hanno reso impraticabile la strada ai più grandi negozi online specializzati in articoli sportivi del Regno Unito come Sports Direct che dunque sono rimasti fuori dalle vendite dei circuiti ufficiali di quelle uniformi.
Tuttavia i produttori di Sports Direct ha voluto andare oltre e hanno visto la decisione presa dai tedeschi come una risposta alla decisione di un altro gruppo britannico, il Newcastle, che ha lasciato recentemente il marchio sportivo tedesco.
La risposta è semplice ed ha un nome: Michael James Wallace “Mike” Ashley, il miliardario proprietario della catena Sports Direct che nel 2007 ha bloccato la maggior parte delle azioni britanniche del Newcastle, una squadra che fino al 2010 veniva fornita da Adidas fino a quando, in quell’anno, Ashley decise di porre fine alla relazione e di affidare il club ad un’altra impresa tedesca, la “sorella” rivale dell’Adidas, la Puma.
La decisione di Ashley di non rinnovare con Adidas non è mai stato accolto favorevolmente e il risultato di questo non- accettazione della loro sostituzione come sponsor tecnico del Newcastle, per mano della sua grande rivale Puma, si sarebbe trasformata in una “rappresaglia” sotto forma di divieto che il marchio tedesco sta esercitando su Sports Direct.