2,7 miliardi di euro spesi per i trasferimenti professionistici nel mondo, dai circa 6000 club provenienti da 200 federazioni. E un’Italia che – nonostante si sottolinei più volte la difficoltà a competere finanziariamente con gli altri club – arriva al secondo posto con spese per 475 milioni di dollari.
Questo il più eclatante risultato risultato di uno studio – Global Transfer Market – pubblicato stamani dalla Fifa e presentato da Zurigo nel corso di una conferenza telefonica con le agenzie di stampa internazionali da Mark Goddard, general manager del Transfer Market System (TMS) della Fifa e Claudio Romano, responsabile dei servizi per il TMS. I club hanno speso 3,7 miliardi di dollari (2,7 miliardi di euro) per i trasferimenti internazionali dei giocatori nel 2013. Tale cifra è in aumento del 41 per cento rispetto al 2012.
Queste cifre riguardano solo gli indennizzi per i trasferimenti internazionali di giocatori ancora sotto contratto con un altro club, ossia 1.628 (il 14 per cento) dei 12.309 globali effettuati nel 2013, in crescita del 4 per cento. La maggior parte della cifra globale riguarda per il resto giocatori a parametro zero per via della legge Bosman (69%) o prestiti. La Fifa non contempla in questo studio i cambi di club a livello fra una società e l’altra nello stesso paese.
Agli intermediari 216 milioni
Globalmente gli intermediari hanno intascato 216 milioni di commissioni sui trasferimenti. Questa somma non comprende la percentuale degli agenti sugli stipendi dei giocatori. I club italiani sono secondi al mondo per quanto riguarda le spese per i trasferimenti: con 475 milioni di dollari – ossia un aumento del 120 per cento rispetto al 2012 – vengono (nettamente)preceduti solo dai sodalizi inglesi (913 milioni).
L’Italia seconda per ricavi
L’Italia è però al secondo posto – dietro alla Spagna con 565 milioni – anche a livello di ricavi dai trasferimenti (436 milioni di dollari, più 47 per cento), perciò globalmente accusa una perdita di 39 milioni di dollari (28 milioni di euro). Per l’Inghilterra, il disavanzo è di 613 milioni, mentre i club spagnoli sono in attivo per 246 milioni. Quasi la metà dei trasferimenti viene effettuata fra club europei. “L’Europa – spiega Mark Goddard – è chiaramente il leader del mercato. L’85% della somma globale spesa per i trasferimenti resta nel Vecchio continente.
Legame speciale con gli spagnoli
I partner preferiti dei club italiani sono gli spagnoli. 39 giocatori provengono dalla Liga, mentre il campionato italiano ha ceduto 35 giocatori a quello spagnolo. Al secondo posto, l’Inghilterra (30 ‘esportati’ e 26 ‘importati’). Per quanto riguarda la cittadinanza dei giocatori trasferiti a livello internazionale è ancora una volta il Brasile a farla da padrone con 1558, davanti ad Argentina (695) e Regno Unito (461). Gli italiani (243) occupano l’undicesima posizione.
I progressi finanziati dai petroldollari
Tuttavia alcuni paesi del Golfo, quali il Qatar o gli Emirati arabi uniti, nonchè gli Stati Uniti sono in netto progresso.” Per quanto riguarda l’Italia ” la forte cifra complessiva non è dovuta a pochi trasferimenti estremamente onerosi, ma al fatto che le società italiane sono molto attive sul calciomercato”, afferma Claudio Romano. “Alcune effettuano fino a 30 trasferimenti, in entrata ed uscita, durante l’anno solare.” Globalmente, il club italiani hanno importato 304 giocatori nel 2013 (più 15%) mentre 382 sono partiti (più 12%). Senza sorpresa, il campionato brasiliano è quello con il maggior movimento di giocatori: 1402 complessivi.
Aumentano le condizionali
Fra le tendenze generali ancora rilevate dalla Fifa, spicca l’aumento dei trasferimenti con la “condizionale”. Ossia, la somma per il trasferimento di un giocatore comporta una parte fissa ed un altra che verrà elargita in funzione del rendimento dell’atleta (per esempio, numero di presenze, gol, trofei conquistati, ecc.). Questo tipo di trasferimenti, se rappresenta solo ancora il 14 per cento del totale, è in aumento del 73 per cento rispetto al 2012.