Intorno al Torneo Sei Nazioni che si è appena concluso ruotano 430 milioni di euro di consumi extra. Questa è la cifra che, secondo la banca scozzese Rbs, i fan della palla ovale mettono in ballo quando si tratta di seguire i loro eroi con la maglia delle nazionali che danno vita allo spettacolo. Per l’Italia si è trattata di una campagna deludente dal punto di vista sportivo, con un cucchiaio di legno che ormai dal 2009 non ci eravamo più abituati a digerire. Ma la crescita dell’attenzione per il rugby è tangibile e anche la rivoluzione tecnica iniziata dalla nazionale azzurra, dopo le soddisfazioni delle ultime stagioni, deve essere incoraggiata dal seguito che l’Italrugby riesce comunque a confermare.
Tornando alle ricadute economiche, si tratta appunto di una stima fatta dall’istituto scozzese, che è storico partner del Sei Nazioni. In un articolo all’inizio del Torneo abbiamo avuto modo di raccontare come proprio gli sponsor e le televisioni abbiano negli ultimi tempi dato vita a una vera e propria gara per affiancarsi all’evento. Anche quest’ultima rilevazione dimostra come il movimento sia in crescita e come il volume d’affari sia importante, ma osservandolo dal punto di vista dei tifosi e di quanto denaro mettono in circolo in occasione delle gare. L’analisi fatta da Rbs dedica un capitolo speciale alla Scozia; è però interessante darne conto, perché l’Italia, stando agli ultimi report sul rugby (di cui abbiamo parlato qui), ha avvicinato proprio la Scozia in quanto a importanza del movimento, mentre Inghilterra, Irlanda e Francia sono ancora distanti.
Ebbene, gli economisti del colosso del credito del Regno Unito mettono nero su bianco quanto bar, ristoranti, hotel e negozi di Edimburgo beneficino dell’afflusso di spettatori in occasione dei match al Murrayfield stadium: la sola capitale scozzese ha una spinta da 30 milioni di sterline (36 milioni di euro al cambio attuale) dal torneo. In un anno, la ricaduta del Sei Nazioni è di circa 52 milioni di sterline per l’economia scozzese (oltre 62 milioni di euro). Nella sola Edimburgo, i fan spendono almeno 9 milioni di sterline in pub e ristoranti, 6 milioni in hotel e sistemazioni, altri 3 milioni in shopping. Le spese extra generate dalla palla ovale generano l’equivalente di 430 posti di lavoro scozzesi. Nel complesso delle nazioni ospitanti, la Gran Bretagna, Francia, Irlanda e Italia, gli economisti stimano appunto una spesa complessiva di 357 milioni di sterline, poco meno di 430 milioni. Ed è per l’appunto solo la cifra legata alle spese dirette dei fan, senza considerare le ricadute derivanti dalle sponsorizzazioni e dagli altri fattori.
Per quanto riguarda l’Italia, si diceva, la campagna del 2014 è stata deludente ma l’obiettivo è centrare i quarti di finale nel Mondiale del 2015 e arrivare preparati alla rassegna intercontinentale, dopo gli importanti cambiamenti che sono stati fatti nella rosa e nella tipologia di approccio tattico alle partite. Quanto alla campagna economica, non bisogna dimenticare che quest’anno le gare interne dell’Italia sono state solamente due, mentre le altre tre partite si sono giocate in trasferta. Ma il pubblico italiano non ha certo deluso. La gara persa contro la Scozia, solamente negli ultimi secondi di gioco e con buona dose di sfortuna, si è giocata davanti a 68mila spettatori allo Stadio Olimpico di Roma.
Basta pensare che il trasloco dallo stadio Flaminio, avvenuto a partire dalla stagione 2012, era arrivato in pompa magna ma non senza preoccupazioni, come alcuni giocatori hanno anche avuto modo di ricordare. Il salto da una capienza di 32mila spettatori a qualcosa in più di 70mila faceva temere uno spettacolo dimezzato, con grandi spazi vuoti in tribuna. Però la pressione a innovare era tanta, anche da parte degli osservatori internazionali, perché nei suoi 11 anni di residenza al Flaminio l’Italia ha sfruttato numerose proroghe sugli standard richiesti per ospitare le gare. Eppure tutto è andato a gonfie vele, tanto che gli spettatori in media sono più che raddoppiati e il tasso di riempimento del principale impianto della capitale è arrivato ben oltre il 90%, sopra la media.
Una crescita di affezionati che ha trovato il suo coronamento proprio nell’ultima partita di questa campagna, deludente per quanto riguarda i risultati. A spingere gli azzurri contro la nazionale della Rosa oggi erano presenti 73mila persone, che significa Stadio Olimpico pieno in ogni ordine di posto. E che l’Italia si sia saputa costruire la nomea di avversario da rispettare è testimoniato anche dal fatto che l’Inghilterra ha avuto 10mila tifosi al seguito; certo, sono giunti fino alla Capitale per spingere i Leoni verso la vittoria del Torneo (serve la vittoria della Francia senza scarto eccessivo di punti con l’Irlanda). Ma si tratta di flussi che garantiscono incassi alla nazione ospitante, che sfrutta un’ondata di turismo di buona qualità, proprio quello che di norma segue le nazionali della palla ovale.
Anche dal punto di vista dei numeri televisivi quest’anno ci si è trovati di fronte a una novità assoluta, con le gare trasmesse da Dmax. L’inizio è stato incoraggiante, con il picco dei 686mila spettatori del minuto medio contro la Scozia. Dopo un buon avvio c’è stata un po’ di flessione, sotto i 500mila spettatori contro l’Irlanda ad esempio, ma può aver influito in parte la delusione per prestazioni altalenanti da parte degli azzurri e in parte proprio il cambio radicale di piattaforma di trasmissione. Ma c’è da scommettere che anche in questo caso nei prossimi anni saranno numeri in crescita.