“Dentro di me c’è un misto di rabbia e delusione, non tanto per i risultati, perché è già capitato di arrivare decimi o undicesimi, ma perché l’impressione è che si sia buttato via ciò che è stato costruito con fatica negli ultimi 10 anni. Questo mi fa molto male”. E’ il duro sfogo di Paolo Maldini, ex bandiera del Milan, in una intervista alla Gazzetta dello Sport in edicola oggi. L’ex capitano rossonero è deluso degli ultimi risultati e non si nasconde: “Il Milan ha avuto la fortuna di avere più cicli vincenti con simili sinergie di uomini, io so quanto lavoro c’è stato dietro a tanti trionfi, che cosa ci è voluto per costruire una storia così bella. Vedere tutto distrutto mi fa impazzire”. Tanti i motivi di questa crisi, uno in particolare è l’evidente distacco del patron Silvio Berlusconi dalla sua ‘creatura’: “La situazione attuale fa capire che lui non è molto coinvolto. Il Berlusconi che ho conosciuto io dava indicazioni diverse dal punto di vista sportivo”. Per Maldini è un Milan che sotto l’aspetto dell’organizzazione societaria e sportiva “è indietro anni luce rispetto a squadre ben più piccole”.
“L’addio di tanti calciatori con una mentalità vincente. Io credo che i successi dipendano prima di tutto dagli uomini. Al Milan ne sono passati tanti negli ultimi 25 anni, ma chi lavora nel club? Nessuno. Del Milan storico c’è Filippo Galli, responsabile del settore giovanile. E poi Tassotti, che ho sentito potrebbe andare via a fine stagione. Se così fosse sarebbe un altro danno pazzesco. Perderemmo un altro pezzo di storia. Spero che non sia vero. Al Bayern Monaco e al Real Madrid le bandiere lavorano in società. Questo è il primo grosso problema. La Juve l’ha capito e ha ristrutturato ripartendo da un gruppo solido di italiani che sa come si raggiungono i successi”. Maldini però non si riferisce a una sua candidatura personale: “Qualcuno potrebbe pensare che sputo nel piatto in cui ho mangiato, ma non è così. Io soffro vedendo il Milan in queste condizioni. Ho due figli che giocano nelle giovanili – ricorda – uno ora è in prestito al Brescia. Mi sento parte del club”. Per l’ex capitano rossonero, “la società dovrebbe dichiarare di avere altri obiettivi: non può competere con la Juve e non è tra le prime 10 d’Europa. Non esiste un progetto, si guarda all’oggi e non al domani. Si devono comprare giocatori funzionali al gioco, non prendere solo i parametri zero. Ti può andare bene una volta, non sempre“.
Quindi l’affondo nei confronti dell’attuale vicepresidente: “Galliani è un grandissimo dirigente, ma non è in grado di capire i giocatori. Fa tutto lui e questo non è possibile. Se ti affidi sempre agli stessi procuratori, a uno in particolare, una volta può farti fare l’affare, altre no. Alla base deve esserci la conoscenza. Braida negli ultimi anni ha avuto un ruolo marginale”. “Se deve restare? Non sta a me dirlo, io penso che quando ci si sente onnipotenti non si capisce che i risultati si sono ottenuti anche grazie agli altri. Per vincere ci vogliono idee, progettazione e grande passione. Al Milan è rimasta solo la passione. E non basta“, aggiunge laconico. All’orizzonte si profila l’inizio di un’era ‘Barbara Berlusconi‘. “Non lo so. Dipende da chi si circonderà. Non credo sia esperta di calcio e calciatori. Ho avuto due colloqui con Barbara – rivela – dopo la divisione delle competenze sono stato indicato come il successore di Galliani per l’area tecnica, ma io non ho più sentito nessuno. Lei mi voleva per trasmettere tutto ciò di cui abbiamo parlato finora, io ero pronto per un ruolo nell’ambito sportivo, ma non c’è stato un seguito”. Sull’ingaggio di Seedorf: “Logico che non possa essere esperto, ha grande coraggio e personalità, ma neanche Guardiola potrebbe fare niente. Non do colpe a Clarence. Manca la chiarezza degli obiettivi”.
Sull’esonero di Allegri, Maldini la vede così: “La situazione di classifica era brutta, però non ho mai pensato che un altro allenatore potesse far meglio o dare una svolta alla stagione”. Mentre su Inzaghi, dichiara: “Ha fatto due anni nelle giovanili e questo conta. Però un tecnico esordiente deve essere supportato da una struttura molto forte per non bruciarsi. Sacchi e Capello erano agli inizi ma potevano contare su grandi campioni”. Maldini però non pensa ad uno spogliatoio spaccato. “No, non ho parlato con nessuno e alle voci credo poco, però in questi casi si vive una situazione strana. C’è un gruppo che sta male – dichiara – e che prova angoscia e le prestazioni vengono influenzate, altri giocatori che sono meno coinvolti perché magari sanno già di andare via. Anche lì la scelta degli uomini è fondamentale”. Su quanto tempo ci vorrà per vedere un Milan competitivo, Maldini non si sbilancia: “Dipende dagli obiettivi. Non credo che i tifosi vogliano solo un Milan vincente. Vorrebbero vedere un progetto, il cambio generazionale è stato micidiale”. Infine sulla contestazione della curva di domenica e sul confronto nel post partita contro il Parma. “Ho sempre odiato queste cose – conclude – non ho mai accettato che dei ragazzi più giovani di me mi dicessero di impegnarmi di più quando io ero quello con più presenze. Se non sei soddisfatto mi fischi, ma finisce lì”.