“La legge sull’impiantistica sportiva ha in qualche modo accelerato le procedure per tutti, ma ha creato le condizioni per una maggiore possibilità di investimento per i club di livello medio e basso rispetto ai grandi club di A, che non hanno potuto avere all’interno della legge l’opportunità della residenzialità e cioè la possibilità di costruire nuovi complessi residenziali nell’area dello stadio”. Lo dice il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, commentando il calo degli spettatori del sistema calcio, a margine della presentazione del report calcio 2014 all’Aula polifunzionale della Presidenza del Consiglio. “Noi abbiamo avuto nel 2012-2013 rispetto al 2011-2012 una crescita di spettatori in serie A, ma una diminuzione significativa in B e Lega Pro e questo ha fatto si che il dato aggregato del sistema professionistico sia negativo -aggiunge il numero uno del calcio italiano-. Questo segno meno porta un’ulteriore riflessione sulla necessità di ragionare sempre più su una struttura di numero di società professionistiche che già l’anno prossimo sarà di 102, rispetto al vecchio format di 132, ma che nel tempo richiederà un ulteriore asciugamento”.
Spagna ed Inghilterra troppo distanti
“È indecente la percentuale dell’8% determinato dai ricavi da stadio. Tra un pò arriviamo a zero. Forse è dovuto anche al fatto che i diritti tv sono talmente cresciuti, ma questa è la vera sfida: arrivare al 25-30%. Dall’8% andiamo dove arrivano gli altri – ha dichiarato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che sprona i rappresentati del calcio italiano riuniti a Roma per la presentazione del ReportCalcio 2014, – Colpa degli stadi? Soprattutto degli stadi. È inequivocabile.
Il nostro campionato lo facciamo diventare il più intrigante del mondo, ma rispetto a Spagna e Inghilterra non è una lotta proprio all’arma bianca. Si è creato un gap importante che non aiuta chi vuole andare a vedere le partite». Malagò riconosce comunque che il calcio “è e sarà sempre la costola più importante e componente del nostro mondo”.