L’agenzia internazionale Standard & Poor’s taglia i rating dei due colossi energetici russi Rosneft e Gazprom. Il rating di Rosneft e quello di Gazprom passano infatti da ‘BBB’ a ‘BBB-‘ e l’outlook resta negativo. La decisione di S&P fa seguito al downgrade del rating sovrano della Russia a ‘BBB-‘, l’ultimo stadio dell’investment grade, dopo il quale scatta la valutazione junk.
Colpita al cuore la Gran Bretagna
L’azione di S&P colpisce due colossi anche del calcio europeo ed conferma le anticipazioni di qualche mese fa di Calcio&Finanza.
Infatti il governo britannico stava già spingendo affinché i leader europei sostenessero un nuovo piano di sicurezza energetico che alleviasse la dipendenza europea dalla Russia nei 25 anni a venire, importando invece nuove fonti dagli USA, in particolare per lo shale gas, e dall’Iraq, per il gas naturale.
Il progetto proposto dalla Gran Bretagna sembro’ a molti come il cane che si morde la coda dato che due dei quattro magnati più ricchi del calcio europeo sono ex sovietici e hanno tra le loro attività imprenditoriali proprio quella del gas. Alisher Usmanov, proprietario dell’Arsenal e quarto nella speciale classifica dei paperoni del pallone, è presidente della Gazprominvest, la holding di investimento controllata dalla società russa Gazprom, la maggior compagnia di estrazione di gas naturale al mondo, dove il suo ruolo è quello di gestire le sue “operazioni finanziarie più difficili e delicate”. Roman Abramovich, il miliardario proprietario del Chelsea Football Club, prima, nel 2002, ha venduto le sue quote di Sibneft per 13 miliardi di dollari per comprare il club calcistico londinese per 60 milioni di sterline, e poi ha investito 5 milioni di sterline in una piccola società di tecnologia del Regno Unito specializzata nel trasformare il gas naturale in carburanti liquidi sintetici, espandendo così la rete capillare del gas russo anche nei territori di Sua Maestà. Abramovich ha fatto la sua fortuna nell’industria petrolifera russa e ha recentemente fatto una serie di investimenti in tecnologie pulite, ad esempio, la sua Ervington Investments ha iniettato 8.67 milioni di sterline nella britannica AFC Energy, che è specializzata nella tecnologia delle celle a combustibile industriale ed inoltre ha investito nelle società Alter NRG e Waste2tricity, che trasformano la materia organica in gas di sintesi mediante tecnologie al plasma.
La Rosneft e l’Inter
I vertici del gruppo Saras si dicono invece non preoccupati dalle sanzioni degli Usa nei confronti del presidente del gruppo russo Rosneft, Igor Sechin, nell’ambito delle tensioni Russia-Ucraina.
Rosneft e’ un partner importante del gruppo Saras con una quota pari a circa il 21% del capitale, che ieri ha approvato il bilancio 2013 del gruppo controllato dalla famiglia Moratti. “Non lo vedo come un grande problema – ha spiegato Dario Scaffardi, vice presidente esecutivo e direttore generale di Saras, a margine dell’assemblea – ma credo che l’Europa si stia sparando su un piede con queste sanzioni, proprio mentre le societa’ russe
si stanno affacciando all’Europa, non credo che cio’ sia utile. Non credo – ha aggiunto – che avranno un’influenza diretta nel nostro rapporto con i nostri partner storici come Rosneft”.