“Per definire i pacchetti dei diritti tv c’è un’assemblea in programma venerdì e dovrebbe essere quella l’occasione per approvarli e pubblicarli. La linea i presidenti la tracceranno venerdì. Solitamente viene finalizzato a ridosso dell’assemblea ogni dettaglio importante. Conta l’ultimo passaggio, l’ultimo miglio, e non tutti i precedenti”. Lo ha detto il direttore generale della Lega calcio di Serie A, Marco Brunelli, parlando della questione dei diritti televisivi. La serie A per il triennio 2015/18 si vedrà sulla piattaforma satellitare, sul digitale terrestre e su Internet, probabilmente con diverse tipologie di esclusiva. Il 16 maggio la Lega è chiamata a ratificare i pacchetti che dovranno garantire entrate per circa un miliardo a stagione. Per ricevere le offerte degli operatori tv ci saranno poi una decina di giorni.
Una settimana decisiva
Molto probabilemente ci sarà la conferma dell’alleanza Mediaset-Al Jazeera nelle pay tv del gruppo italiano, ma anche l’ingresso di un ‘terzo incomodo’ straniero nel mercato: settimana scorsa non sono infatti mancati i rumours circa una possibile offerta che l’emiro del Qatar Al Thani, con la sua controllata per lo sport BeIN Sports, potrebbe avanzare all’advisor della gara, Infront. Sparigliando rispetto ai due competitor ‘tradizionalì, Mediaset e Sky Italia, il gruppo arabo, che è già attivo nei mercati dei diritti televisivi del Regno Unito e in Francia, ora potrebbe puntare all’Italia. Sul piatto i match della prima serie per le stagioni 2015-2018 ad un prezzo che l’advisor ha garantito di almeno 980 milioni all’anno. Una volta approvato il tipo di offerta che la Lega si appresta a fare, sarà indetta l’asta vera e propria; dopo la conferma arrivata in occasione dell’assemblea di Mediaset del dialogo in corso con Al Jazeera e il gruppo francese dei media Vivendi per l’ingresso nelle pay tv del gruppo (Mediaset Premium e il 22% della spagnola Digital plus) resta da vedere se Cologno Monzese arriverà all’appuntamento dell’asta con l’alleanza già in tasca.
Un confronto mondiale
Di certo il confronto di Mediaset con il gruppo arabo e il colosso dei media francese che controlla Canal plus è a uno stadio avanzato: riguarda l’ingresso nel veicolo societario dove dovrebbero confluire tutte le attività pay di Cologno e che potrebbe preludere alla costituzione di un ‘bloccò in grado di contrapporsi efficacemente al gruppo Fox-Sky sui mercati mondiali dei diritti. Ma secondo quanto ribadiscono fonti Mediaset al momento non c’è un termine per l’accesso dei due possibili acquirenti alla data room (che ormai è virtuale e non prevede necessariamente l’arrivo degli uomini di Al Jazeera e Vivendi a Cologno) di Premium. Non ci sarebbe dunque nessun impegno ufficiale alla trattativa, nessun memorandum of understanding già firmato, almeno stando a quanto affermano le stessi fonti. Se quindi, secondo indiscrezioni, il gruppo del Qatar lavorerebbe al dossier assistito da Barclays e Vivendi con l’ausilio di Deutsche Bank, Mediaset non avrebbe ancora scelto un advisor. In precedenza, la consulenza sullo scorporo delle attività pay sarebbe stata affidata a Pricewaterhousecoopers. Se il mercato guarda con attenzione alla possibile partnership, anche il mondo delle telecomunicazioni segue con interesse la partita. Non solo perchè la sistemazione delle attività spagnole pay di Mediaset è fondamentale per la partnership, ma anche perchè in Digital+ l’altro azionista di minoranza con la stessa quota di Mediaset è il colosso delle tlc Telefonica: il più probabile candidato ad acquisire la maggioranza del gruppo iberico controllato da Prisa, l’editore di El Pais che vuole cedere l’asset. Anche se in Spagna al momento tutto tace, qualora Prisa abbassasse il prezzo del suo pacchetto (56%) l’operazione potrebbe secondo molti andare in porto. E in quel caso Mediaset, che al pari di Telefonica, presente in Telecom Italia attraverso Telco, ha la prelazione sull’acquisto e un diritto di veto su un socio non gradito, potrebbe essere della partita.