Perché il Real Madrid vale molto più del Milan? E perché l‘Inter e la Juventus valgono molto meno del Barcellona e del Manchester United? La pubblicazione da parte del prestigioso magazine americano Forbes della classifica relativa al valore economico delle principali società calcistiche del Mondo, ripresa con enfasi dai media italiani, stimola più di interrogativo, non solo teorico ma anche pratico, considerato che, al di la delle smentite di rito, e’ cosa nota negli ambienti finanziari che una buona fetta dei club italiani e’ di fatto in vendita. Capire dunque quale possa essere la loro valutazione è un aspetto tutt’altro che secondario.
Ma su quali criteri si basa la classifica di Forbes? Le poche note metodologiche riportate sul sito del magazine americano non lo specificano. La curiosità pertanto, specie per chi come Calcioefinanza.it si occupa quotidianamente degli aspetti economici delle società di calcio, aumenta. Per questo motivo abbiamo provato, partendo dal risultato dell’analisi di Forbes e mettendola a confronto con alcuni parametri normalmente utilizzati nella valutazione aziendale delle società di calcio, a ricostruire il metodo utilizzato, individuando quelli che potrebbero essere i requisiti chiave per spuntare una valutazione massima.
Come abbiamo già sottolineato in passato, ad esempio quando ci siamo soffermati sulla valutazione del Milan, il metodo comunemente utilizzato per valutare i club di calcio e’ quello dei multipli di mercato. Detto in parole povere si tratta di prendere come riferimento il valore, indicato dalla borsa o emerso in una transazione recente tra privati, di un club con caratteristiche simili a quello di cui vogliamo stimare il valore, ricavare un multiplo rispetto ad un indicatore di bilancio significativo (ad esempio il fatturato) e utilizzare tale multiplo per stimare il cosiddetto enterprise value (EV) del club.
Ad esempio, il Manchester United, le cui azioni sono quotate a Wall Street, e il cui valore di mercato è dunque molto attendibile, considerata anche la liquidità del titolo e la presenza di investitori professionali che operano sullo stesso, viene valutato circa 4,8 volte i ricavi. La Juventus, anch’essa quotata in borsa, ma su un mercato, come quello italiano, dove sono pochi gli investitori professionali che operano sui titoli delle società sportive, viene invece valutata circa 2,3 volte i ricavi.
Da questo punto di vista Forbes non ha fatto molta fatica, limitandosi a fare propria per i due club quotati la valutazione espressa dalla borsa. Ciò che invece, in assenza di una nota mitologica esaustiva, non è chiaro, e’ il criterio utilizzato per individuare i comparables.
Perché dunque il Real Madrid viene considerato un club comparabile con i Red Devils e invece il Bayern di Monaco, nel cui azionariato figura il meglio dell’industria tedesca (Audi, Adidas e Allianz), invece no? E perché l’Arsenal che pure non ha mai vinto la Champions League viene valutato a un multiplo (3,4) superiore a quello del Milan (2,4), che invece la Champions l’ha conquistata sette volte?
Abbiamo provato a dare una risposta a queste domande mettendo a confronto il multiplo sul fatturato utilizzato da Forbes con alcuni parametri (volume del giro d’affari, redditività, proprietà dello stadio e percentuale di riempimento, numero di tifosi nel mondo e numero di Champions League in bacheca).
E’ emerso che i tre club ai primi posti della classifica di Forbes primeggiano sulla base di tutti questi indicatori. Il Bayern, che pure non sfigura sia dal punto di vista finanziario sia da quello sportivo, e’ un passo indietro perché’ può contare, almeno per ora su un bacino di tifosi nel Mondo, inferiore a quello di Real, Barca e ManU.
Milan, Juventus e Inter si trovano invece in terza fascia perché pur potendo contare su palmares europei di tutto rispetto o non hanno la proprietà dello stadio, come nel caso delle due milanesi, o hanno un numero tifosi nel mondo non all’altezza delle grandi d’Europa, come nel caso della Juve.
Si tratta ovviamente di un mero esercizio empirico, che non vuole avere pretese di scientificità. Tuttavia, anche il buon senso ci dice che per poter massimizzare il proprio valore i club italiani, che possono contare su un passato glorioso in Europa ( non per niente il Psg si trova in ultima fascia) dovrebbero lavorare in termini di sostenibilità finanziaria, infrastrutture e soprattutto di vittorie in campo europeo. Anche se quest’ultimo aspetto da solo non basta, visto che sia il Milan campione d’Europa nel 2006/07 sia l’Inter del triplete nel 2009/10, non sono mai andati oltre il quinto e il settimo posto rispettivamente.