Nella settimana che si conclude stasera con la finale di Champions League tra Real Madrid e Atlético Madrid, i Colchoneros sono stati citati come esempio di un nuovo modo di fare calcio che possa conciliare i risultati sportivi con una relativamente bassa spesa finanziaria
John Elkann, numero uno di Exor cioè la società che controlla la Juventus, ha spiegato giovedì 22 che la chiave per essere competitivi in Champions League non è legata ai soldi investiti da un club nel parco giocatori. “Un colpo di testa sul mercato per vincere la Champions League? L’Atlético Madrid dimostra che quello non e’ un fattore differenziante; per questo la ragione per cui tutti amiamo il calcio e’ che non sono i soldi a fare la differenza”.
Il nipote dell’avvocato Agnelli ha notato inoltre che “la cosa bella del calcio e’ che non e’ solo una questione di soldi, ma la capacita’ organizzativa, la grinta e anche la fortuna aiutano. L’Atletico Madrid, che ha vinto il campionato spagnolo ed e’ in finale di Champions, e’ un esempio molto tangibile
Questa mattina a Lisbona Barbara Berlusconi, amministratore delegato del Milan, si è soffermata sull’Atletico Madrid facendo capire come i Colchoneros allenati da Diego Simeone rappresentino un punto di riferimento importante. «L’Atlético Madrid è un esempio importante: con un progetto, con una programmazione e con una rete di osservatori si possono ottenere risultati importanti senza risorse infinite.
L’Atlético ha vinto il titolo contro Real Madrid e Barcellona, squadre tra le più forti al mondo che possono contare su risorse notevoli. Anche rispetto a Milan o Juventus, l’Atlético ha un monte ingaggi nettamente inferiore”.
Niente da dire, sia chiaro, sulla straordinaria stagione dei Colchoneros e sulle straordinarie capacità dimostrate da Simeone, il nodo tuttavia è che sia Elkann che la Berlusconi citano come modello la gestione del club biancorosso non tanto l’ottima stagione della squdra. Una gestione che come ha sottolineato oggi la stampa britannica non è cristallina. Sui media inglesi si è infatti ricordato come la Uefa è ben lungi dal vedere il team guidato da Simeone come un modello di club dato un record in termini di incoscienza finanziaria e l’uso regolare di acquisti attraverso terze parti, qualcosa che la Uefa vorrebbe vedere fermato.
Inoltre, hanno sempre ricordato i quotidiani britannici, il modello finanziario è così complesso che il miliardario di Singapore Peter Lim, che voleva acquistare un club in Spagna, ha guardato le finanze dell’Atletico e se ne è subito allontanato, per poi comprare invece il Valencia. Una parte del patrimonio dei Colchoneros proviene dal Gruppo Doyen, un hedge fund con sede a Londra, il cui braccio sportivo opera su Malta; Doyen è finanziato da ricchi uomini d’affari provenienti da Kazakistan, Turchia, Portogallo e Stati Uniti. L’Atletico ha anche ricevuto denaro da Jorge Mendes, l’agente coinvolto in un fondo d’investimento di qualità che acquista i diritti dei giocatori, tra cui presumibilmente un terzo di Diego Costa
Insomma la domanda non solo è lecita ma è necessaria, Elkann e la Berlusconi vogliono veramente utilizzare un modello così opaco per il Milan e la Juventus?
Non solo, ma i due rampolli sembrano non tenere conto di un fattore non certo secondario. Con tutto il rispetto per la storia del club biancorosso, che con l’impresa di domenica scorsa hanno vinto il loro decimo titolo nazionale e che oggi potrebbero iscrivere il loro nome nell’albo d’oro della competizione più prestigiosa, non bisogna dimenticare che Juventus e Milan non appartengono alla stessa fascia dell’Atlético Madrid nella storia del calcio.
Bianconeri e rossoneri, così come l’Inter, sono condannati per il loro blasone e per il loro nome a iniziare tutte le competizioni cui partecipano con l’obbligo di vincere o di arrivare in fondo. Questo peso in Spagna se lo sobbarcano Real e Barcellona ma non i Colchoneros.
Ciò significa che, ipotizzando di turarsi il naso di fronte all’opacità finanziaria di cui sopra, Juventus e Milan, utilizzando lo stesso modello di gestione del club biancorosso, correrebbero il rischio che i fondi proprietari di parte del cartellino dei loro calciatori smantellino le loro rose ogni calciomercato in nome del loro business. Quindi minandone la loro competitività nel lungo periodo.
Insomma o Elkann e Lady B non conoscono la storia del calcio oppure i due rampolli hanno voluto buttare fumo negli occhi dei tifosi, illudendoli che si può competere al massimo livello e nel lungo termine, in tutte le stagioni, con scarsi investimenti. Investimenti che loro stessi dovrebbero compiere mettendo mano nei portafogli delle società che gestiscono o, come nel caso della Berlusconi, di cui sono il rappresentante nel club calcistico
Mi sembrano considerazioni inutili. Bastava dire che Milan e Juventus non devono prendere l’Atletico a modello semplicemente perché questa non è la sua reale dimensione. Stima per l’impegno profuso, ma le italiane devono avere ben altre prospettive.
L’Atletico è un modello di massimizzazione dei risultati sportivi in rapporto alle possibilità di spesa. Ha smantellato, ma ha saputo sostituire in maniera adeguata. Milan e Inter hanno smantellato. Punto. E la Juve sarà presto costretta a smantellare (Pogba, Vidal). Cosa c’è di diverso allora? Che nel frattempo l’Atletico ha vinto Europa League, Coppa del Re, Liga ed è in finale di Champions League. Giocando contro Real Madrid e Barcellona, non Roma o Napoli.