La storia dei Mondiali osservata dalla parte della squadra più evocativa nella storia del calcio, ovvero la nazionale brasiliana, la celeberrima Seleção che a oggi è l’unica che vanta un numero di coppe del mondo superiore a quelle dell’Italia. Ma anche la storia culturale, politica ed economica del Paese sudamericano, passato negli ultimi decenni da nazione sottosviluppata a rappresentante dei Brics, ovvero delle economie emergenti a livello internazionale. Il tutto mentre il Brasile si appresta a ospitare una nuova edizione dei Mondiali a 56 anni di distanza da quelli del 1950, quando la squadra di casa, superfavorita, cedette nella partita decisiva contro l’Uruguay, generando ciò che tuttora viene ricordato come il Maracanaço, la tragedia del Maracanã. Si può riassumere così il libro Maledetta Seleção. Storia del Brasile dal 1950 al 2014, in questi giorni in edicola. L’opera è stata scritta a quattro mani da Diego Corrado, avvocato esperto di diritto societario e internazionalizzazione di impresa, e dal giornalista di MF-Milano Finanza Luciano Mondellini.
Il libro, che si basa sulle numerosissime esperienze dirette, di viaggio e di vita, dei due autori in Sudamerica, rappresenta un cammino negli aspetti politici, culturali ed economici più rilevanti del Brasile, oltre che nei miti fondativi di una cultura nella quale il futebol ha un peso superiore che in qualsiasi altra nazione.
Nella prima parte sono raccontati l’arrivo del calcio in Brasile, le delusioni degli anni 30 sino al Maracanaço, un tragedia che ancora oggi rappresenta il più grande trauma sportivo-sociale nel Paese. Basti pensare che Moacyr Barbosa, il portiere di quella nazionale, nel 2000 spiegò: «La pena massima prevista in Brasile è 30 anni, io dopo 50 anni sono ancora condannato». Nel frattempo il Brasile fa passi da gigante sul fronte sociale sdoganando i calciatori di colore nella nazionale come prodromo di una piena integrazione nella società. Si arriva quindi ai trionfi del 1958 e del 1962 con l’esplosione di campioni inarrivabili come Garrincha e Pelé. Intanto la costruzione di Brasilia anticipa il miracolo economico del Paese, che terminerà inizio anni 70. Prima però ci sarà il terzo trionfo in Messico 70, un successo ottenuto da quella che viene ricordata come la squadra più forte di sempre, con il celebre attacco Jairzinho-Gerson-Tostão-Pelé-Rivelino che sconfisse l’Italia 4 a 1 nella finale.
Dopo l’eliminazione del 1974 ad opera dei Brilliant Orange di Cruyff si arriva al 1978, quando il Mondiale si svolge nell’Argentina della dittatura di Videla e della tragedia dei desaparecidos. Chi, come i due autori, è riuscito a incontrare la madri e le nonne di quegli «scomparsi», non poteva non dedicar loro un capitolo speciale. Le testimonianze dirette dei parenti di alcuni desaparecidos vengono raccolte in questo libro anche per loro desiderio dichiarato.
La tripletta di Rossi nel 1982, l’errore di Zico nel 1986 e la beffa del lassativo di Maradona del 1990 (resosi conto che i brasiliani chiedevano di dissetarsi anche alla nazionale argentina, il Pibe de Oro consigliò di dare ai brasiliani le borracce riempite con gocce di purgante) non fecero che creare delusioni nella torcida, ma quel periodo coincise con il ritorno alla democrazia. La vittoria del 1994 segna una svolta nella storia del Brasile recente. Pochi mesi dopo sale alla presidenza Cardoso che avvia un ciclo di riforme fondamentale. Il nuovo secolo si apre con il quinto trionfo nel 2002 e soprattutto con il rilancio economico del Brasile che diventa gradatamente una potenza mondiale. Sino ad arrivare ai nodi sociali di oggi. Problemi di crescita, legati all’aumento del benessere e all’emergere di una borghesia che chiede servizi da mondo sviluppato. È in questo contesto che va in scena una nuova, doppia sfida: i Mondiali 2014 e l’organizzazione delle Olimpiadi 2016.