La trattativa tra Massimo Cellino e il fondo Usa per la vendita del Cagliari va avanti. Lo garantisce Luca Silvestrone, emissario del gruppo a stelle strisce (rappresentato dall’archistar Dan Meis) interessato al club rossoblù e al nuovo stadio Sant’Elia. Dopo le dichiarazioni di Cellino, Silvestrone precisa la sua posizione in un post appena pubblicato su Facebook. «Noi andiamo avanti – queste le dichiarazioni che riguardano la trattativa – nessuno si tira indietro e se esiste la volontà, confermata anche questa notte, di andare avanti, per noi nulla cambia».
L’incontro di Miami
Il manager ravennate torna anche indietro di sette giorni, all’incontro in Florida con le strette di mano a suggellare l’intesa raggiunta. «L’incontro di Miami è stato fatto assieme – ribadisce Silvestrone – la prima notizia dell’avvenuto accordo l’ha data il presidente Cellino non io, e le foto sono state scattate per suggellare l’accordo. Tutto è avvenuto alla luce del sole e confermato sempre da tutti e dai fatti».
pensare che quello di Silvestrone sia un bluff è a dir poco assurdo.
Non so quando ha iniziato a venire a Cagliari, ma ricordo almeno 7-8 visite “ufficiali” in Comune, più la visita delle sedi, la due diligence, il viaggio a Londra e quello a Miami. Per la due diligence ha portato avvocati e commercialisti i cui viaggi e lavoro non sono gratis. Dan Meis avendo costruito metà degli stadi moderni negli USA, progetti come uno stadio per i mondiali in Quatar e quello di Roma non penso si sputtani per “prendere in giro” chissachì fingendo di interessarsi a una società come il Cagliari. Non so dire se la trattativa andrà a buon fine o meno, ma pensare che un uomo come Silvestrone spenda così tanti soldi, fatica e risorse solo per divertimento personale.
Luca Silvestrone e’ un malato mentale. Uno psicopatico megalomane da ricovero coatto. Non spende i suoi soldi, ma quelli della sua fidanzata. Silvestrone e’ un disoccupato che vive di piccole truffe ed e’ mantenuto dalla sua finanzata. Non ha una lira e non ha lavoro. E’ tecnicamente un “morto di fame”. A Ravenna e a Sulmona lo conoscono benissimo.