Ci sono voluti vent’anni, ma i semi piantati nella calda estate del ’94 stanno cominciando a dare i suoi frutti. Il calcio, da sempre, è stato visto negli Stati Uniti come uno sport di serie B, anche quando, negli anni ’70, campioni come Pelè, Beckenbauer o Crujff varcarono il confine per chiudere la carriera nel dorato esilio a stelle e strisce. Basket, baseball, football americano, hockey: il calcio, meglio conosciuto come soccer, ha vissuto nella loro ombra. Ma qualcosa e’ cambiato. Basta dire che gli States sono il secondo Paese per biglietti comprati, dietro il solo Brasile.
Il successo di ieri sera sul Ghana all’esordio Mondiale brasiliano va oltre i tre punti conquistati, e non tanto per la vendetta sulle Stelle Nere, che quattro anni fa in Sudafrica superarono gli Usa, quanto per la crescita di un movimento le cui basi sono state gettate oltre vent’anni fa, con la decisione di organizzare i Mondiali di calcio negli States. Nel corso degli anni il soccer ha cominciato a riscuotere via via più successo e molto ha fatto anche la crescita sul piano tecnico, merito anche dell’arrivo di big come Beckham ed Henry.
Gli Usa versione squadra materasso appartengono ormai al passato. Basti pensare alla finale di Confederations Cup conquistata nel 2009 a spese della Spagna e poi quasi vinta (da 2-0 a 2-3 col Brasile), agli ottavi raggiunti l’anno dopo in Sudafrica fino alla vittoria ottenuta a Natal sul più quotato Ghana, in attesa di misurarsi con Germania e Portogallo. Il calcio è diventato realtà anche negli Stati Uniti e il Mondiale brasiliano lo sta dimostrando. La ESPN ha fatto sapere che gli indici di ascolto per Brasile-Croazia sono stati i piu’ alti di sempre negli Usa per una gara inaugurale del Mondiale.
Ma non solo. Gli States sono il secondo Paese per biglietti comprati, dietro il solo Brasile: circa 150 mila i tagliandi venduti, più di Inghilterra, Francia e Germania messi insieme. E lo scorso 7 giugno, a Jacksonville, in 52.033 persone sono accorse allo stadio per assistere all’amichevole fra gli uomini di Klinsmann e la Nigeria. Del soccer che sta finalmente spopolando se ne sono accorti pure i grandi network. La ESPN si e’ assicurata per quasi 100 milioni di dollari la trasmissione in inglese dei Mondiali del 2010 e del 2014 sul territorio, mentre la Univision, che ha come target la comunita’ ispano-americana, ha sborsato 325 milioni di dollari per avere l’esclusiva delle immagini in spagnolo. Cifre che erano inimmaginabili fino ad alcuni anni fa: basti pensare che la stessa ESPN, per Francia ’98, limito’ l’investimento a 22 milioni di dollari. E la Fox ha gia’ messo le mani sui diritti per il 2018 e il 2022 per 425 milioni. E se poi scoppia pure la polemica per la mancata convocazione di Donovan, allora e’ proprio vero: anche gli Stati Uniti stanno diventando un Paese di ct.