La nuova avventura di Zdenek Zeman parte dalla Sardegna, dalla guida tecnica del Cagliari del presidente Giulini.
Uomo controverso Zdenek, allenatore che suscita emozioni contrastanti, o lo si ama o lo si odia. Non c’è via di mezzo, non è prevista. Dopo il ritorno nella capitale sponda romanista era rimasto a spasso proprio lui che ama ripetere “per smettere di allenare mi dovranno ammazzare”. Nessuno poteva più beneficiare dei suoi insegnamenti e delle sue teorie, quelle per intenderci che hanno fatto grande il Foggia, la Lazio, la Roma e, soprattutto, il Pescara della storica promozione in A nel 2012.
Allenatore con un palmares non certo ricco e blasonato come certi suoi colleghi ma con un bagaglio di suggerimenti preziosi sempre pronto ad essere offerto a chi abbia voglia di capire e intendere il calcio in una maniera non convenzionale. Attacco asfissiante modellato su di un 4-3-3 con esterni molto alti, marcatura a zona e fuorigioco cercato costantemente. Questo è il suo calcio e non lo ha mai abbandonato indipendentemente dalla squadra allenata. E’ fermamente convinto che questo sia il miglior modulo per coprire tutto il campo. Sempre all’attacco, quindi, ma con un occhio di riguardo anche alla fase difensiva. Non è assolutamente vero, infatti, che il boemo non preveda schemi difensivi. Solo che li applica…attaccando! Verticalizzazioni continue, inserimenti negli spazi e velocità di manovra sono le basi del calcio zemaniano. La fase offensiva è sicuramente quella più spettacolare nelle sue squadre, quella per cui spesso vale la pena di pagare il prezzo del biglietto allo stadio.
Un uomo estremamente coraggioso Zdenek Zeman. Nel 1998 alla guida del Lecce denuncia il sospetto che anche nel calcio ci sia il doping. Accusa la Juventus con alcune dichiarazioni rimaste nella storia e che, probabilmente, gli costarono la riconferma a Roma come ebbe a dire in una intervista a France Football: “Sono convinto che il rimpianto presidente Sensi subì pressioni per non rinnovarmi il contratto alla Roma nel 1999″. Uomo che non scende a compromessi e spesso giudicato scomodo dai poteri forti del calcio. Non ha mai avuto molti amici negli ambienti fuori dal campo di gioco mentre è stato sempre stimato e rispettato dai suoi giocatori. Eccezionale scopritore di talenti, il tecnico boemo ha lasciato un segno importante nel nostro calcio pur in assenza di vittorie significative.
Qualche frase scelta a caso nel suo repertorio ci fa comprendere meglio cosa si intenda per “filosofia zemaniana”:
“Se la gente va allo stadio, dopo aver già dormito per metà settimana, e si addormenta pure lì, è finita. Il calcio deve suscitare emozioni, dare la sveglia…. Non solo la gioia, perché c’è anche il dolore, purché la gente provi emozioni. Tutto questo è vita “.
“La mia più grande soddisfazione è uscire tra gli applausi quando perdo”
“Nel calcio non esistono più le bandiere: ormai comandano la politica e l’economia.”
“Da piccolo a Praga mi dissero ‘prendi quella posizione’ e mai ‘prendi quell’uomo’: da quel giorno non ho più cambiato idea, sarebbe stata la zona il mio modulo di gioco ideale.”
“Nella mia carriera mi sono procurato tanti nemici: meglio così, loro rappresentano uno stimolo.”
“A mio parere, la grande popolarità che ha il calcio nel mondo non è dovuta alle farmacie o agli uffici finanziari, bensì al fatto che in ogni piazza in ogni angolo del mondo c’è un bambino che gioca e si diverte con un pallone tra i piedi. Ma il calcio, oggi, è sempre più un’industria e sempre meno un gioco”
“Talvolta i perdenti hanno insegnato più dei vincenti. Penso di aver dato qualcosa di più e di diverso alla gente.”
“I farmaci dovrebbero stare negli ospedali e non negli armadietti degli spogliatoi di una squadra di calcio”
Questo è Zdenek Zeman, nel bene e nel male. Allenatore estroso, uomo curioso e competente, ironico e pungente. Di nuovo tra noi, a Cagliari, per insegnare calcio e, forse, anche un po’ di vita a dei ragazzi che devono correre dietro ad un pallone cercando di non farsi travolgere dagli eventi e da tutto ciò che ruota intorno a questo sport miliardario.
Bentornato Maestro
Gabriele Radaelli