E’ arrivato il giorno del giudizio per il calcio italiano. All’Hotel Hilton di Fiumicino si vota il successore di Giancarlo Abete, dimessosi dopo la debacle dell’Italia ai Mondiali brasiliani, alla presidenza della Figc. L’assemblea si riunirà alle 11.30 in prima e alle 12 in seconda convocazione.
Due, come noto, i candidati in lizza: il vicepresidente federale vicario e presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Carlo Tavecchio, e il vicepresidente federale Demetrio Albertini. In favore di Tavecchio, grande favorito, si sono espressi Lega Serie B, Lega Pro e Serie D e la maggioranza dei club di Serie A, anche se a Juventus e Roma, oppositori della prima ora, si sono via via aggiunte altre società in seguito alla gaffe sugli extracomunitari del numero uno della Lega Dilettanti, in occasione dell’ufficializzazione della candidatura; il sostegno ad Albertini nuovo presidente federale, invece, arriva da Assocalciatori e Assoallenatori.
IUS SOLI E CENTRI DI FORMAZIONE NEL PROGRAMMA DI TAVECCHIO
Tavecchio, 71 anni, il 27 luglio scorso ha presentato un programma di 17 pagine, suddiviso in undici punti (Governance e organizzazione federale; lotta contro la violenza e qualificazione del prodotto calcio; settore tecnico e centri di formazione federale; settore giovanile e scolastico; nuove risorse economiche; comunicazione; Club Italia; Grandi Eventi; legislazione e rapporti con il governo; rapporti con il Coni; riforma dei campionati e delle regole).
Sulla governance della Figc, Tavecchio propone l’istituzione di un segretario generale, un “capo azienda” con alle dipendenze direttori con deleghe specifiche, anche se sottolinea, pur senza fare proposte in merito, che il problema e’ quello di “affrontare il tema delle maggioranze per il governo” e “per le modifiche statutarie”.
Sul fronte sicurezza, promette massimo impegno nel contrasto ma anche “un’estensione del sistema delle esenzioni e delle attenuanti per i club” virtuosi. Tra i punti forti della proposta del presidente Lnd, ci sono lo sviluppo dei centri di formazione federale per giovani (una ventina, in cui organizzare corsi e selezioni regionali) e il modello britannico di ingresso per gli extra-comunitari, oltre a quello delle seconde proprietà per favorire la crescita dei calciatori “salvaguardando importanti realtà”.
Per ampliare il numero di giocatori buoni per la nazionale c’e’ anche la proposta di intervenire con il riconoscimento dello ius soli, per attribuire la cittadinanza a nati in Italia da genitori stranieri. Nel programma anche una curiosità: quando parla del ruolo del ct della nazionale, sottolinea che “dovrà impegnarsi nella crescita tecnica e d’immagine del calcio italiano” ma “non dovra’ occuparsi della scelta degli alberghi”.
ALBERTINI PUNTA SU GIOVANI E FAIR PLAY FINANZIARIO
Albertini, 42 anni, ex calciatore e vicepresidente della Figc, è il candidato alla presidenza federale sostenuto dell’Associazione calciatori (Aic) e dell’Associazione allenatori calcio (Aiac). Il 27 luglio ha depositato un programma di 26 pagine, suddiviso in tre punti principali (Cultura sportiva; Governance; Progetto sportivo) sui quali, a suo parere, bisogna intervenire per il rilancio del calcio italiano, con l’obiettivo di abbattere le rendite di posizione che ingessano il sistema e valorizzare al massimo il calcio giocato.
Elemento centrale è il lavoro sui giovani, per il quale i punti qualificanti sono l’introduzione delle seconde squadre, “modello di crescita ideale dei giovani in gran parte d’Europa”, e di un sistema di “rating certificato” e sostegno dei vivai, legato anche alla istituzione di un Fair play finanziario italiano per “valorizzare gli investimenti a lungo termine” come quelli nei settori giovanili.
Per favorire anche la Nazionale, Albertini propone “un tetto di 25 giocatori per rosa, di cui 8/10 formati nei vivai nazionali”, un modo per svecchiare il campionato. In tema di governance, propone di “separare” il mondo del professionismo da quello dei dilettanti, “individuando nuovi assetti che consentano al calcio professionistico di incidere maggiormente e a quello dilettantistico di svilupparsi”.
Il sistema professionistico andrebbe rivisto, a suo parere, anche riducendo nel medio termine il numero delle squadre dei maggiori campionati, seguendo la logica della ricerca della sostenibilità. Tra le proposte “innovative” c’e’ quella di includere i social network come parte integrante della comunicazione federale attuata in grandi eventi o eventi istituzionali.