Nonostante la sponsorizzazione ufficiale del Mondiale in Brasile, per la Adidas il confronto con Nike riamane un confronto perso. Perché se per la multinazionale tedesca il torneo brasiliano era una vetrina prestigiosa per poter recuperare mercato e alzare i profitti, la realtà è che, seppur i buoni numeri generati, i vertici di Adidas sono stati costretti ancora una volta a rivedere previsioni e obiettivi.

La Nike invece, da parte sua, gongola, visto che ha chiuso il primo trimestre dell’anno fiscale con un significativo +23% relativo all’utile netto, previsto per una cifra pari a 615 e che invece ha toccato quota 755 milioni (962 milioni di dollari). Dato ancor più significativo se posto a confronto con quello dello scorso anno, in cui, nello stesso periodo, i profitti ammontavano a 779 milioni di dollari; e ricavi che sono cresciuti del 15%, 7,98 miliardi di dollari, più dei 7,84 previsti dagli analisti.

L’inizio dell’anno fiscale era infatti per la nota azienda statunitense una vera e propria prova di fuoco per testarne la salute perché a cavallo con i campionati mondiali in Sud America: in quest’ottica, era senz’altro necessario verificare la bontà delle scelte effettuate per la poderosa campagna di marketing legata alla rassegna mondiale e, ovviamente, l’impatto, nonché l’effetto, che i maggiori costi dovuti all’esposizione avrebbero avuto, di conseguenza, sui conti. Competizione nella quale la Nike ha sicuramente ‘perso’ se, parlando di un modo nuovo di fare marketing, si considerasse il legame tra sponsorizzazione e performance sul campo, con una finale tutta firmata Adidas (Germania-Argentina).

Alla Nike ora, dopo i risultati appena citati, costa contenere una soddisfazione nella quale un ulteriore elemento in tal senso è la sofferenza delle altre grandi concorrenti sul mercato di riferimento, perlomeno in ragione della vigorosa crescita americana. Che è quella che, numeri alla mano, sta impostando, e imponendo, il ritmo del mercato, secondo gli esperti.

In Europa poi per la Nike le previsioni non sono da meno. Perché, se la nota azienda Usa può vantare una crescita nella zona del 32%, in Oregon si spera di fare un ulteriore smacco alla Adidas, e cioè andare alla conquista di un “ambito geografico” sicuramente naturale per i tedeschi.

Fabio Colosimo

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Nato a Roma nel 1984, dopo la facoltà di Scienze Politiche il salto nel giornalismo sportivo con una collaborazione triennale con Canale Inter.