Eurispes sul calcio Il mondo del calcio è scosso dal tweet con cui il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha ipotizzato di far pagare ai club gli straordinari degli agenti impegnati durante gli incontri. Secondo le ultime rilevazioni (gennaio 2014) contenute in un rapporto dell’istituto di studi Eurispes sul calcio, la maggior parte degli intervistati, il 60,7%, ritiene lo stadio un posto pericoloso dove «è meglio non portare i bambini».

«Questi numeri -sottolinea il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara- confermano che nel nostro Paese siamo ben lontani da una cultura sportiva, o meglio ancora calcistica che vede nell’incontro tra squadre allo stadio un momento di divertimento e di spettacolo». «Il Governo dovrebbe farsi carico, di concerto con Figc e Coni, della questione calcio, e sport in generale, e tentare di regolamentare secondo criteri europei l’intero comparto», afferma Fara. «Le società di calcio contribuiscono in maniera forte a rimpinguare le casse dello Stato, oltre a garantire attraverso gli steward la sicurezza all’interno degli stadi. Dev’essere lo Stato -osserva il presidente Eurispes- a tutelare i cittadini all’esterno e per farlo occorrono leggi severe e regole certe, quelle stesse leggi che sono state applicate negli altri Stati europei. Non a caso in Inghilterra, come in Germania, in Spagna come in Francia, si vive il calcio in maniera diversa, più sicura e allo stesso tempo anche più spettacolare». L’istituto evidenzia un altro dato interessante. Alla domanda, posta solo a chi si professa tifoso di una squadra di calcio, «è mai stato allo stadio?», il 20,4% degli intervistati (ben uno su cinque) ha risposto di no. La stragrande maggioranza di chi tifa, invece, va allo stadio in compagnia di amici (59,7%), più raramente vi si reca da solo (20,6%) e con la famiglia (19,5%). Solamente il 5,8% dei tifosi segue dal vivo gli incontri di calcio con i gruppi organizzati

Con la crisi economica che continua a gravare sui consumi delle famiglie italiane, anche l’essere tifoso comporta dei sacrifici. I tifosi italiani spiega il rapporto Eurispes sul calcio non fanno follie per i propri colori. Ben il 77%, in pratica più di tre tifosi su quattro, ammette di non spendere niente per acquistare gadget della propria squadra. Appena il 14% dei tifosi spende circa 50 euro al mese e solo l’1,5% tra i 50 e i 150 euro mensili. Un tifoso su tre (il 32,5%) poi segue la propria squadra del cuore utilizzando la pay per view. Entrando nel dettaglio il 25,2% spende fino a 50 euro al mese per seguire il calcio in tv, il 6% arriva a spendere fino a 150 euro al mese e l’1,3% va oltre questa cifra fino ad arrivare anche a 300 euro. A differenza di altre realtà europee, come ad esempio l’Inghilterra e la Germania, dove acquistare un tagliando per un incontro è praticamente impossibile visto che il sold out è assicurato dagli abbonati, nel nostro Paese il 56,9% degli ammette di non spendere nulla per l’acquisto di un biglietto. Un tifoso su quattro, il 25,6%, spende fino a 50 euro al mese, mentre il restante 9,4% compra biglietti spendendo fino a 150 euro mensili (7,8%) e fino a 300 euro ovvero l’1,6%.

PrecedenteCatanzaro, al via la terza tranche di indagine dopo il fallimento
SuccessivoBarcellona, accordo con Gillette per sponsorship triennale