“Come si fa a costruire un marchio sportivo globale? Abbiamo un numero significativo di idee su cosa fare, ma non funziona se non si ha una grande squadra sul campo». E’ quanto dichiarato dal presidente della Roma James Pallotta alla Bbc, partecipando alla tavola rotonda sulla ‘Globalizzazione dello Sport’, nell’ambito di “Leaders, The Sport Business Summit” a Londra.

In tal senso, il presidente del club ha spiegato le basi sulle quali è stato strutturata la campagna rafforzamenti estiva. «Il nostro piano è stato coerente da un paio di anni, abbiamo una grande club che deve tornare ai livelli che merita, e la cosa più importante da fare era mettere una grande squadra in campo. Abbiamo lavorato molto duramente due estati fa per avviare questo processo, ci sono voluti alcuni cambiamenti, ma avevamo un buon nucleo. Poi, questa estate abbiamo aggiunto profondità alla rosa, e penso che abbiamo una delle squadre migliori d’Europa e che possiamo giocare con chiunque in Europa».

«Come si fa a competere con club del calibro di Real Madrid e Barcellona? Io in realtà penso che in molti casi la squadra che spende di più non è necessariamente la squadra migliore in un dato anno. L’Atletico Madrid l’anno scorso è arrivato primo in campionato ed è stato probabilmente a quattro o cinque minuti dalla vittoria della Champions League, e se si guarda la loro struttura retributiva non è neanche vicina a club come Real Madrid, Manchester City, Psg o molti altri. Quindi penso che si possa fare bene aggiungendo giocatori al giusto prezzo, con un mix tra esperienza e gioventù, e nel nostro caso siamo molto fortunati perchè con Walter e Rudi abbiamo gente che capisce tremendamente di calcio», sottolinea Pallotta.

«Garcia come Ferguson? Stiamo cercando di costruire un percorso pluriennale, strada facendo», ha spiegato Pallotta paragonando il tecnico francese allo storico manager del Manchester United. «La durata media dei contratti dei nostri giocatori è di 3 anni e mezzo, non vogliamo mandare via i nostri giocatori», aggiunge il numero uno giallorosso.

Secondo Pallotta comunque non è che spendere i soldi non serva a costruire ottima squadre, ma i soldi vanno spesi bene. «Non ho detto che non bisogna spendere i soldi. Noi certamente non abbiamo una spesa degli stipendi ridotta, ma penso che sia una questione di come si spendono. Prendiamo Keita. Siamo stati fortunati che voleva venire a Roma, è stato preso a parametro zero ed ha giocato come se fosse stato sempre un giocatore della Roma. Questo è un ‘Grand Slam’. Quindi ci sono possibilità di fare bene le cose senza spendere 35 milioni di euro», ha spiegato il presidente della Roma.

Che poi ha fatto riferimento alla cessione di Benatia. «Lo abbiamo venduto per quasi 30 milioni e poi allo stesso tempo sapevamo che uno come Kostas Manolas era pronto a venire da noi. Ci sono state offerte più importanti per lui da altri club ma lui ha detto al suo presidente: »Vado a Roma. E così abbiamo un giocatore che è certamente molto bravo ed è cinque anni più giovane».

Lo statunitense parla poi del girone di Champions League e della sfida con il Manchester City. «Chi ha vinto l’altra sera? A noi mancavano sei giocatori per infortunio, ma questo dimostra la bontà e la profondità della nostra rosa. Ne avremmo avuto bisogno, eravamo a Manchester, sono una squadra tosta, non c’è dubbio su questo. Lì c’è molto talento»

Pallotta torna poi a smentire la possibile cessione dell’olandese Kevin Strootman. «I giornali del Regno Unito dovrebbero effettivamente smettere di sprecare carta. Non abbiamo alcun interesse a vendere Kevin. Ovviamente, come uomini d’affari, quando le persone ci chiamano e dicono che vogliono un giocatore, dobbiamo ascoltare, sono affari, ma questo non vuol dire che decidi di venderlo, nemmeno davanti a un’offerta da 95 milioni di euro. Non è così che funziona, almeno per noi. Per quanto riguarda Kevin, non abbiamo mai pensato di venderlo. È giovane, spettacolare, forte e non vediamo l’ora di vederlo di nuovo in campo».

Il numero uno giallorosso parla anche del problema razzismo e si dice pronto ad intervenire per proteggere i suoi ragazzi. «Se qualcuno attacca i nostri giocatori in qualsiasi modo li proteggerò al 100%, sarò io il primo a proteggere questi ragazzi. Non mi importa se vengo colpito con qualcosa o se qualcuno dice a me qualsiasi altra cosa. Io guardo ognuno dei miei giocatori come i miei figli. Facciamo tutto ciò che serve per farli stare bene, la nostra è una famiglia. E questo non vale solo per i giocatori, ma per tutti, dagli uomini della sicurezza, ai camerieri al ragazzo che taglia il prato. Tutti alla Roma vengono trattati con lo stesso rispetto e credo che abbiamo creato un’atmosfera semplicemente fantastico in questo momento», conclude Pallotta.

Fabio Colosimo

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Nato a Roma nel 1984, dopo la facoltà di Scienze Politiche il salto nel giornalismo sportivo con una collaborazione triennale con Canale Inter.