Il Chelsea di Roman Abramovich ha chiuso l’esercizio al 30 giugno 2014 con ricavi record a 404,6 milioni di euro (320 milioni di sterline) e con un utile netto di 25,3 milioni di euro (20 milioni di sterline), beneficiando delle plusvalenze realizzate con le cessioni di Juan Mata al Manchester United e di David Luiz al Paris Saint Germain e dell’aumento dei ricavi da diritti tv legati al nuovo accordo per la commercializzazione dei diritti collettivi della Premier League.
Questa è solo la seconda volta che il Chelsea chiude il bilancio con il segno positivo da quando il magnate russo ha rilevato il club nel 2003. L’ultima volta era accaduto nella stagione 2011/12, quando il club londinese era riuscito a chiudere con un utile di 1,4 milioni di sterline grazie a proventi non legati alla gestione caratteristica. Ma già nel 2012/13 i blues avevano dovuto sopportare una perdita di circa 49,4 milioni di sterline.
L’entrata in vigore delle regole del Fair Play Finanziario hanno tuttavia convinto Abramovich e i suoi collaboratori, a partire dallo stesso Josè Mourinho, ad adottare una strategia volta a coniugare l’equilibrio economico e la competitività del club. Basti considerare che con i proventi della cessione di David Luiz al PSG il Chelsea si è di fatto finanziato la campagna trasferimenti per la stagione 2014/15 che ha portato a Londra campioni del calibro di Diego Costa e Cesc Fabregas. Operazioni di mercato i cui effetti economici si faranno sentire solo sul bilancio al 30 giugno 2015.
Nonostante i ricavi abbiano raggiunto una soglia record, la dirigenza del Chelsea sembra intenzionata a fare di più, almeno per quanto riguarda i proventi legati allo stadio. E’ infatti in fase di studio l’espansione di Stamford Bridge, che attualmente può ospitare solo 42.000 persone. Una soglia considerata troppo basso per un top club, che punta infatti ad aumentare la capacità dell’impianto almeno fino a 55 mila posti.