Petrolio – Lionel Messi potrebbe aver scelto il momento sbagliato per mettere il broncio. Il giocatore di calcio icona dall’Argentina sembra voler lasciare il Barcellona, il club spagnolo che è stata la sua casa da quando era un adolescente.Sembra che Messi abbia tanta voglia di giocare nel Chelsea in Premier League. Ma il matrimonio tra Messi e Mourinho potrebbe non avere mai una data certa. Un deterrente, naturalmente, è il regolamento del fair play finanziario che oggi richiede ai club calcistici europei di adottare un approccio responsabile sulle proprie perdite. Ma un altro motivo per cui Messi, il cui costo di trasferimento e di stipendio è stato stimato in oltre 600 milioni di euro, non potrebbe sbarcare a Stamford Bridge è dato dal grande crollo del petrolio degli ultimi mesi. Da un massimo di 115 dollari toccato nel giugno 2014 il petrolio è scambiato a circa 45.

Il Chelsea è di proprietà di Roman Abramovich, il cui posto d’onore nel novero dei club miliardari  alivello globale dipende in qualche modo anche dal risultato ottenuto nel commercio di petrolio greggio, e già alcuni anni fa aveva il magnate russo subì una drammatica erosione di circa 3 miliardi di dollari della sua ricchezza personale a causa della crisi mondiale dell’economia. Oggi i guadagni di Abramovich sono in balia sia del prezzo basso del petrolio sia dall’atrofizzazione del “muscolo economico” russo dopo le sanzioni ricevute per la “crisi Ucraina”. Da quando ha preso il club nel 2003 Abramovich ha investito circa 1,4 miliardi nel club, rendendo il Chelsea tra i primi club a dimostrare come il “cash greggio” possa comprare il successo. Il club ha avuto una perdita di 78 milioni di dollari nel 2013-14, ma questo non ha fermato il russo dal pompaggio di oltre 70 milioni di dollari per facilitare il trasferimento di Diego Costa e Cesc Fabregas dalla Spagna. Se Abramovich sarà ancora in grado di “risparmiare” i milioni di club per poter acquistare Messi in un momento in cui i suoi guadagni non stanno ancora vivendo un ottimo periodo non è dato saperlo.

Questa è una domanda che la gente di Manchester si stanno facendo sul loro proprietario, lo sceicco Mansour. Il reale di Abu Dhabi ha superato Abramovich, nella speciale classifica degli investimenti, con un’iniezione di 1,6 miliardi di dollari da quando ha acquisito il City nel 2008. I petrodollari hanno permesso al club di entrare nell’elite della Premier League inglese, vincendo anche un titolo nazionale nel 2014. Questa domanda è molto familiare anche alla Qatar Investment Sports, il gruppo che possiede il Paris Saint-Germain. Finanziato dal governo del Qatar il denaro derivante dal commercio di petrolio non ha solo permesso al PSG di volare verso l’alto, vincendo la Ligue 1 l’anno scorso, ma ha anche spinto la squadra nella Global Top 10. Il Qatar, membro dell’OPEC, ha guadagnato 42 miliardi di dollari dalle esportazioni di petrolio lo scorso anno e la cifra potrebbe essere molto più bassa già quest’anno. Forse gli arabi i “padroni del petrolio” dovranno dire addio al sogno Lionel Messi.

Alberto Lattuada

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Alberto Lattuada è nato a Milano e da sempre è appassionato di calcio e finanza. Ha scritto per diversi siti specializzati nel mondo del calcio e del forex. Dal novembre 2013 dedica anima e corpo allo sviluppo e alla crescita del portale CalcioeFinanza.it