fair play finanziario

Fair Play Finanziario-Manchester City e Chelsea sono spesso citati come due tra i club che più hanno speso nelle ultime stagioni, e potrebbero essere anche etichettate come due tra le “esperienze”, in fatto di gestione di un club di calcio, che poi hanno successivamente ispirato le regole del Fair Play Finanziario. Accusati da più parti di essere il “male del calcio” a causa di investimenti folli e, talvolta, inutili sul mercato, le cose, a distanza di qualche anno, paiono essere cambiate. I due club si stanno affrontando in uno scontro che potrebbe valere il titolo 2014-15 Premier League e vi sono arrivati percorrendo strade diverse ma unite dalla vocazione di rispettare regole in precedenza fin troppo trascurate. Vicende parallele quelle per Chelsea e City, chiamate infatti, da quando la Uefa ha imposto il FPF, a tagliare spesa e investimenti sul mercato e a rivedere le rispettive strategie di rafforzamento. Tuttavia, nonostante tutto, la competitività delle due squadre è rimasta sempre la stessa e, anzi, oggi sono tra i pochi club che possono aspirare alla vittoria della Champions League o pensare di vincere un torneo difficile come la Premier. Entrambi i club hanno avuto una visione chiara e un piano per affrontare gli ostacoli e le sfide poste dalla soddisfazione dei vincoli del Fair Play Finanziario.

FPF: la strategia del Chelsea

Il Chelsea ha puntato molto sui giovani, messi sotto contratto e poi girati in prestito ad altri club. Venticinque sono infatti i giocatori sparsi qua e là in giro per l’Inghilterra e l’Europa e la maggior parte di questi sono giovani di cui è improbabile pronosticare un passaggio definitivo in prima squadra. Da qui si sono dipanati i fili della politica Blues sul mercato: una politica che, negli ultimi anni, si è rivelata intelligente sotto un duplice aspetto, tecnico ed economico. Il club di Roman Abramovich ha infatti privilegiato l’acquisto (aggressivo) di giocatori nella fascia di età 21-25, in modo da poter avere il vantaggio, da una parte, di poter lavorare (e dunque valorizzare) su talenti dal futuro assicurato; dall’altra, guardare in prospettiva ad una lucrosa rivendita. Le recenti cessioni di Romelu Lukaku, Kevin Debruyne, Juan Mata, David Luiz e André Schürrle, si inquadrano in una strategia finanziaria precisa: conti in equilibrio e competitività sul campo, in cui l’una non necessariamente esclude l’altra. Operazione riuscita perfettamente, tanto che gli ultimi movimenti di mercato dimostrano tutta la lungimiranza di un club divenuto più saggio e “calcolatore”.

FPF: quella del City

Il Manchester City ha invece focalizzato l’attenzione e acquistato giocatori più anziani, la maggior parte dei quali dotati, per così dire, di scarso valore “di rivendita”. Il costoso Wilfried Bony sembra essere una deviazione rispetto al “piano” iniziale ma, più in generale, i citizens hanno mantenuto il nucleo strategico sul mercato piuttosto intatto da quando ha vinto il campionato nella stagione 2011-12: concentrandosi cioè nell’acquisto di giocatori in grado di poter dare profondità alla panchina o nel tentativo di migliorare quello che era una situazione incerta qualitativamente a centrocampo. Il club, tuttavia, ha guardato anche oltre alle cose del campo, investendo forte in una nuova, grande, struttura di allenamento e formazione e nel settore giovanile. La speranza è quella di poter utilizzare strutture e risorse uniche per sviluppare talenti a getto continuo: un po’ come accade a Barcellona o a Monaco di Baviera. Una visione, questa del club di Manchester, caratterizzata da una politica precisa: trovare giocatori di talento all’estero di età compresa tra 15-17 e portarli il più presto possibile in Premier League (sfruttando poi politiche di “homegrown” tipiche del sistema inglese). Tuttavia, punto fermo dell’analisi è che il FPF sta costringendo entrambi i club ad affidarsi ad una certa creatività finanziaria per riuscire a coniugare due aspetti, che, oggi più che mai, devono camminare mano nella mano. Sia Chelsea e Manchester City, tuttavia, seppur con diversi approcci al problema, potrebbero aver trovato una formula che funziona davvero, capace di compiacere la Uefa e di non deludere le aspettative dei tifosi.

Fabio Colosimo

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Nato a Roma nel 1984, dopo la facoltà di Scienze Politiche il salto nel giornalismo sportivo con una collaborazione triennale con Canale Inter.