Come è possibile che l’Inter, con i suoi traballanti conti sotto la lente dell’Uefa per sforamento dei parametri del fair play finanziario, sia stata uno dei protagonisti della sessione invernale del calciomercato 2014/15? E’ questa la domanda che in molti si sono posti durante il mese di gennaio, mentre la dirigenza nerazzurra metteva sotto contratto giocatori dall’ingaggio pesante come Podolski e Shaqiri, vedendo allontanarsi allo stesso tempo la prospettiva del terzo posto, fondamentale per accedere alla ricca Champions League.

La risposta è arrivata in chiusura di mercato, quando la dirigenza dell’Inter, dopo aver chiuso col centrocampista croato Marcelo Brozovic (prestito di 18 mesi per 3 milioni con obbligo di riscatto nel 2018 a 8 milioni) e aver riportato in maglia nerazzurra il difensore Davide Santon (prestito gratuito con obbligo di riscatto a 4 milioni dopo 13 presenze), ha messo a segno due importanti colpi in uscita che hanno di fatto equilibrato gli investimenti nel mercato in entrata.

Le cessioni alla Sampdoria di Bonazzoli (quest’ultimo rimarrà in nerazzurro fino a fine stagione) e Duncan, due prodotti del settore giovanile, ha consentito al club presieduto da Erick Thohir di incassare 8,6 milioni di euro e di realizzare una plusvalenza da iscrivere nel bilancio 2014/15 di pari entità, considerato che il valore di carico dei due giocatori nel bilancio dell’Inter è infatti pari a zero.

calciomercato inter gennaio 2015

I maggiori costi per 9,5 milioni legati agli stipendi di Podolski, Shaqiri, Brozovic e Santon (tutti in prestito, almeno nella stagione 2014/15, e dunque senza necessità di ammortizzarne il costo di acquisto) saranno così compensati da quanto incassato con le cessioni di Bonazzoli e Duncan e con gli ingaggi risparmiati grazie alla risoluzione del contratto di M’Vila e con il prestito di Khrin al Cordova. Stando alle elaborazioni di Calcioefinanza.it su dati raccolti dagli articoli della stampa specializzata nel calciomercato incrociati con i bilanci dell’Inter, l’impatto della sessione invernale del mercato 2014/15 è dunque positivo per circa 500 mila euro sui conti del club.

Questo non significa che l’Inter navighi, dal punto di vista finanziario, in acque tranquille. Secondo le stime di C&F, aggiornate per tenere conto della nuova struttura di costi uscita dal calciomercato, il club nerazzurro dovrebbe chiudere l’esercizio al 30 giugno 2015 con una perdita al lordo delle tasse di circa 42,4 milioni. Una perdita in netto calo, dunque, rispetto al rosso di 100 milioni della stagione 2013/14 (l’utile con cui l’Inter ha chiuso l’ultimo bilancio è tale solo dal punto di vista contabile e frutto del riassetto interno), ma ancora pesantissima.

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In realtà Thohir e i suoi collaboratori avrebbero ancora alcune leva da utilizzare per cercare di ridurre ulteriormente il rosso di bilancio. Se Osvaldo, che dopo la rottura con Roberto Mancini è stato messo fuori rosa, dovesse accettare di andare al Boca Juniors il club si libererebbe di un ingaggio molto pesante. Il centravanti italo-argentino ha uno stipendio lordo di circa 4 milioni a stagione (2 milioni netti). Pertanto, se accettasse di rescindere il contratto con l’Inter, il club risparmierebbe circa 1,66 milioni di quì fino a giugno.

L’altro elemento che potrebbe aiutare l’Inter a contenere la perdita è rappresentato dalla salvezza del Sunderland. Se  black cats riuscissero a rimanere in Premier League, infatti, avrebbero l’obbligo di riscattare dall’Inter il cartellino di Ricky Alvarez (attualmente in prestito) per circa 11 milioni. Questo si tradurrebbe in una plusvalenza sui conti del club nerazzurro di circa 7,2 milioni. Il rosso di bilancio, grazie a un risultato del player trading di circa 21,42 milioni, potrebbe pertanto ridursi fino a 35 milioni circa, sempre al lordo delle imposte.

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Dal punto di vista finanziario, invece, si comprende perché Thohir e i suoi collaboratori siano tanto impegnati a lavorare sul bond che dovrebbe servire a rifinanziare nuovamente il prestito fatto da Unicredit e Goldman Sachs alla controllata Inter Media and Communications. L’attuale prestito è infatti molto oneroso in quanto, oltre agli interessi, prevede il rimborso di una quota capitale di 12 milioni l’anno. Il bond aiuterebbe in questo senso poiché l’inter dovrebbe girare agli obbligazionisti solo gli interessi, mentre il capitale verrebbe restituito in un’unica soluzione a scadenza (ipotesi peraltro remota poiché, come accade per tutte le aziende, potrebbe essere ulteriormente rifinanziato negli anni a seguire).

Ma la vera sfida che attende l’Inter è quella relativa al bilancio 2015/16, quello in cui inizieranno a farsi sentire gli effetti economici delle operazioni di mercato realizzate oggi. Anche senza considerare Podolski, il cui prestito non prevede il diritto di riscatto, ma solo Shaquiri, Santon e Brozovic, l’Inter dovrebbe vedere il costo del personale salire da 103 milioni circa del 2014/15 a 105 milioni, mentre gli ammortamenti passerebbero da 57,85 a 61,68 milioni.

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Se l’Inter, come sembra (essendo oggi remote le speranze di qualificarsi ai play off di Champions League) non dovesse riuscire a portare i propri ricavi ampiamente sopra la soglia dei 190 milioni di euro, il rosso di bilancio potrebbe tornare a crescere fino a superare i 60 milioni di euro. L’alternativa è quella di chiudere il gap tra costi e ricavi con una plusvalenza importante. In questo caso l’agnello da sacrificare per mettere in ordine i conti del club potrebbe essere Mauro Icardi.

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