Premier League-Stipendi. In un business sempre più ricco come quello del calcio, avidità, egoismo, ingiustizia sono l’altra faccia di una doratissima medaglia nonché di un “sistema” che, sempre più orientato e interessato all‘entertainment, santifica i propri idoli con stipendi da nababbo. Ne è un caso evidente la Premier League, sulla quale il noto quotidiano inglese Theguardian ha voluto bypassare e rendere nota al pubblico una realtà sconosciuta ai più, in cui vi è più di un aspetto paradossale e a limite del grottesco: si tratta delle migliaia di lavoratori dipendenti che occupano la base della piramide del football, ai quali, talvolta, i ricchissimi club inglesi, che non fanno fatica a riconoscere a calciatori e allenatori (in questo caso, anche ex) somme da capogiro, hanno qualche problema in più a garantire loro il salario minimo di sussistenza.
Ferguson, uno stipendio da Re: 108,250 sterline al giorno
L’indagine di The Guardian parte con una clamorosa rivelazione. Sir Alex Ferguson, che si è ritirato dal ruolo di allenatore del Manchester United alla fine della stagione 2013, è stato pagato ben 2.165 milioni di sterline negli otto mesi (da giugno dello scorso anno) per il suo nuovo ruolo di “ambasciatore globale” del club. I documenti finanziari pubblicati dallo United non rendono chiaro se questa somma comprenda quattro mesi di valore, da pagare quando Ferguson ha firmato il suo nuovo contratto (maggio 2013), o se la somma rappresenta i due terzi di uno stipendio annuo che varrebbe circa 3 milioni di sterline in totale. Ma, con un contratto che prevede non più di 20 giorni di lavoro l’anno, anche la stima più bassa lo premia con uno stipendio di ben 108.250 sterline al giorno. In un mondo sempre più dorato dunque, che vanta stipendi di 280.000 sterline a settimana (pagato ad Angel Di Maria), Ferguson si trova, come sottolinea il noto tabloid inglese, un pò fuori e un po’ troppo pesantemente dentro come un pensionato strapagato, il cui ultimo, significativo, atto, per il suo club è stato quello di stabilire la nomina di un successore (David Moyes) che si è poi rivelato un vero disastro per le sorti sportive e finanziarie del club di Old Trafford. Sir Bobby Charlton, un altro degli ambasciatori del club, guadagna in un anno 105,000 mila sterline, la tariffa giornaliera di Ferguson, il quale, facendo ancora qualche proporzione, guadagna almeno 14 volte tanto quanto il primo ministro britannico.
Le condizioni dei lavoratori dipendenti in Premier League
Cifre che cozzano con la condizione delle migliaia di lavoratori alla base della piramide finanziaria del calcio, e cioè gli impiegati nella ristorazione, pulizia, sicurezza e manutenzione pagati al salario minimo e, se il lavoro è in subappalto, per i quali la paga minima sarebbe addirittura a rischio. La Premier si sta arricchendo ulteriormente: il prossimo ciclo di diritti della Premier League sposterà il valore di una partita a ben 8 milioni di sterline. Una vera e propria pioggia d’oro con la quale (si spera) rivedere il trattamento dei più comuni lavoratori: perchè, se è vero che la forbice con i grandi protagonisti dello sport non potrà mai essere risolta, essi hanno il diritto alle 41,04 sterline per una giornata lavorativa di otto ore (Di María è pagato più di 1.300 volte tanto; la tariffa giornaliera di Ferguson è 2.630 volte tanto). Nel novembre 2011, la Fondazione Living Wage ha iniziato una campagna che potrebbe moderare l’ingiustizia: ha chiesto cioè a tutti i club della Premier League di pagare a tutti i loro lavoratori un salario che deve dare dignità non solo a chi lo percepisce: il salario di sussistenza, fissato ora a £ 7,85 per ora (£ 9,15 a Londra), rispetto al minimo nazionale di legge di 6,50 sterline per gli adulti e 5,13 sterline per 18–20–anni di età. Diversi parlamentari di spicco, tra i quali Frank Field, David Lammy, Sadiq Khan, hanno preso a cuore la causa, così come Ed Miliband che ha citato il problema in un importante discorso. L’unico club premier ad aver assunto un fermo impegno a versare un salario a tutto il suo personale è il Chelsea. Fuori dalla massima divisione, l’Hearts di Edimburgo, il Luton Town e l’FC United (un club di proprietà di tifosi scontenti del Manchester United) hanno fatto promesse simili.
L’idea suggerita è che siano i club più poveri ad essere più inclini all’onestà rispetto a quelli gonfi da ricavi TV e sponsorizzazioni da record. La Fondazione ha scritto a tutti i 20 club di Premier ricevendo alla fine sei risposte.
Fabio Colosimo