Le reali motivazioni per cui il Milan, e in particolare Galliani, avrebbe deciso di attaccare frontalmente la Juventus con l’ormai celebre tweet sulle linee parallele, nascono ben lontane dal campo. Anzi, risiederebbero nelle stanze dei bottoni, nei palazzi della Lega Calcio e della Figc, dove mai come in questo momento rossoneri e bianconeri erano stati così distanti.

La guerra di potere è in atto da mesi. Da una parte Galliani sostiene Tavecchio, condivide la linea con Preziosi e Lotito, affida la produzione televisiva ad Infront, l’advisor che produce le immagini di 17 squadre, escluse Inter, Napoli e – appunto – Juventus. Dall’altra Agnelli, che ha lottato a lungo contro l’elezione di Tavecchio, si oppone all’asse con i presidenti di Genoa e Lazio e non vede di buon occhio Infront, come emerge chiaramente dal comunicato di risposta al tweet milanista: Galliani vorrebbe che i registi fossero tutti indipendenti e non provenienti dai broadcaster che acquisiscono i diritti del campionato, e dovrebbero provenire quindi – si legge tra le righe – da Infront, la quale per la Juve “si troverebbe nella singolare posizione di scrivere le regole, eseguirle e trarne anche i profitti”.

Secondo Repubblica quindi i motivi di tanto astio – la Juventus attacca solamente “il Geom. Galliani” e mai il Milan o Berlusconi – sono da cercare nella distanza abissale di linea politica delle due società. Con la Juve che non ha perso l’assist involontario dell’ad rossonero per lanciare una bordata a Infront, la quale per il club di corso Galileo Ferraris avrebbe assunto un ruolo a rischio di conflitti d’interesse.

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25 anni, milanese, giornalista professionista freelance. Liceo classico, studi umanistici e poi il master in giornalismo alla Walter Tobagi. Ho lavorato per Sportmediaset, Telelombardia, Goal.com, Datasport e Milanotoday.