Quanto è costata, per un club come il Manchester United, la rinuncia ai ricavi da Champions League? Non troppo, si potrebbe dire. Si perché, per lo United, la partecipazione alle competizioni europee, per il suo bilancio, è importante, ma non determina (nè condiziona troppo) risultati e prospettive economiche, perlomeno a breve. Una società che, alla voce “ricavi”, può contare, ad esempio, sulla forza di un merchandising unico e di un fascino commerciale che viaggia indipendentemente dai risultati ottenuti sul campo. Alcuni dati dimostrano infatti come il “colpo” da mancata partecipazione all’Europa sia stato già metabolizzato: questo perché, in soccorso delle casse del club di Old Trafford, sono giunti nuovi accordi di sponsorizzazione grazie ai quali il club rimane sulla scia degli obiettivi finanziari fissati per l’anno 2014-15.
Qualcosa “giù” e qualcosa “su”
I 20 volte campioni inglesi, oggi terzi in Premier League, hanno dichiarato un fatturato complessivo che è sceso del 14% (a 106 milioni di sterline) nei tre mesi fino alla fine di dicembre. La mancanza di calcio infrasettimanale europeo ha visto i ricavi da broadcasting del club “cadere” di quasi il 40% mentre i ricavi da singolo match sono caduti di 8 punti percentuali. Tuttavia, i proventi commerciali sono cresciuti di quasi il 10%, grazie a un aumento delle vendite da sponsorizzazione, mentre il dato complessivo delle entrate si è assestato meglio di quanto gli analisti avessero previsto in precedenza. Il vice presidente esecutivo Ed Woodward ha sottolineato che dati e cifre “dimostrano la forza alla base del nostro modello di business” e ha poi accolto con entusiasmo il nuovo accordo sui diritti televisivi con le emittenti Sky e BT Sport per il triennio 16-19 (per un valore complessivo di ben 5,136 miliardi di sterline e un aumento del 70% sul valore del precedente accordo triennale). In previsione, un vero e proprio expolit finanziario per tutti i club della Premier.
L’addio di Ferguson e gli accordi con Chevrolet e Adidas
L’addio di Alex Ferguson nel 2013 ha ovviamente messo in “dubbio” il futuro sportivo più prossimo del club, che con David Moyes ha dimostrato di non aver saputo metabolizzare l’addio del tecnico scozzese dopo quasi un trentennio sulla panchina dei Red Devils. Tuttavia, nonostante una stagione a dir poco disastrosa, il marchio dello United ha mantenuto intatto il suo enorme appeal commerciale tanto che, due grandi sponsor come Chevrolet e Adidas, si sono affrettati a chiudere ciascuno accordi record con la società dei Glazer. Quello con Chevrolet, da 53 milioni di sterline annue, e già valido in questa stagione, ha permesso ai Glazer di compensare il “buco” per il mancato accesso all’Europa (e ai relativi ricavi) e di mantenere viva la fiammella della speranza di far parte della “top 3” dei club più ricchi al mondo. Lo United attualmente, nella speciale classifica Deloitte Money League, ha davanti solo il Real Madrid, e, intanto, il management del club inglese ha sottolineato di attendere dati sui ricavi da sponsorship in questi tre mesi più alti rispetto ad un anno fa (e non solo grazie all’accordo con General Motors).
La necessità di un ritorno in Europa
L’esonero di Moyes ha costretto il direttivo del club a scegliere un tecnico che potesse effettivamente raccogliere la pesantissima eredità di Alex Ferguson. Tecnico subito individuato in Louis van Gaal, giunto terzo al Mondiale brasiliano, e tra i più carismatici del calcio mondiale, al quale il club ha immediatamente fissato l’obiettivo (minimo) stagionale: quello di ottenere un terzo posto utile per il grande ritorno al calcio europeo già nella stagione 15-16. Per questo, in estate, lo United non ha badato a spese sul mercato: 150 i milioni di sterline spesi per l’acquisto di diversi giocatori, tra cui l’argentino Angel di Maria, Radamel Falcao e Daley Blind: un mercato sontuoso, strettamente in linea con i desideri, le ambizioni e la vocazione (tattica) sperimentale del maestro olandese. Sperimentazioni che, seppur abbiano notevolmente complicato l’avvio, sono state, alla fine, assimilate: il club pare infatti lanciatissimo verso la conquista dell’accesso all’Europa che conta: e, come si è visto, se la partecipazione alla Champions non determina il fatturato né intacca le capacità di spesa dello United, è tuttavia una significativa voce reddituale che permetterà al club di spingere all’insù i ricavi della prossima annata sportiva.
Per questa invece, si può dire inoltre che il “profit core” è sceso del 17% (a 42 milioni di sterline), ma anche questo è un dato migliore rispetto alle previsioni grazie alla crescita dei ricavi commerciali e di salari e costi in discesa. Il club comunque, se da una parte ha già raggiunto i 2/3 dei ricavi attesi e con 6 mesi di tempo ancora a disposizione, non ha innalzato le stime nell’anno in quanto il rinnovo dei contratti di numerosi giocatori sono attesi nel secondo semestre insieme a costi maggiori. Alla borsa, le azioni dello United hanno aggiunto uno 0,8% ai 17,38 dollari al New York Stock Exchange, in crescita del 13% rispetto ad anno fa. Il club è ora valutato circa 2,8 miliardi dollari.
Fabio Colosimo
[…] fertile per trovare contratti plurimilionari. Il Manchester United riceve per questa stagione 53 milioni di sterline da Chevrolet, casa automobilistica il cui logo compare anche sulla maglietta dei Red Devils. Per una cifra […]