Svolta clamorosa nella vicenda Parma. La Procura del capoluogo emiliano ha infatti chiesto il fallimento del club crociato per inadempienze fiscali. A firmare la richiesta sono stati i pubblici ministeri Paola Dal Monte, Giuseppe Amara e Umberto Ausiello. L’udienza, secondo quanto si è appreso, sarebbe fissata per il prossimo 19 marzo.

La notizia è arrivata al termine della giornata di ieri nel corso della quale il nuovo proprietario del club, l’imprenditore Giampietro Manenti, subentrato alla cipriota Dastraso Holding, che aveva acquistato la maggioranza del club dall’ex patron Tommaso Ghirardi, aveva nuovamente rassicurato sull’imminenza dei pagamenti arretrati ai dipendenti, nonostante il termine fosse fissato proprio per ieri. L’arrivo dei bonifici per circa 30 milioni di euro da parte di una banca estera sarebbe infatti slittato alla giornata di oggi.

Manenti, mentre ieri si recava in Slovenia, a Nova Gorica, dove ha sede la sua società, la Mapi Group, ha confermato “che il pagamento è stato eseguito” e che la trasferta oltreconfine sarebbe esclusivamente dovuta alla necessità di “snellire le pratiche”. “La fase uno è chiusa (pagamenti giocatori e dipendenti, ndr)”, ha affermato Manenti, “ora ci concentriamo sulla fase due che è quella di regolare la situazione con i fornitori”.

Le rassicurazioni hanno retto, in giornata, almeno per i giocatori che hanno deciso di concedergli altro tempo. Dopo l’allenamento del pomeriggio, in un incontro con il presidente dell’Associazione italiana calciatori Damiano Tommasi e il direttore Gianni Grazioli, è stato deciso di non procedere con la messa in mora della società. “Aspettiamo ancora. Abbiamo deciso di dare un’ulteriore proroga”, ha confermato il capitano della squadra Alessandro Lucarelli, che prima ha fissato per domani la scadenza, poi ha precisato che comunque, visti i tempi tecnici della burocrazia bancaria, la pazienza dei giocatori si estenderà fino a fine settimana. Altre ore di ossigeno all’attuale dirigenza, nonostante ieri mattina ai cancelli del centro sportivo di Collecchio si sia presentato addirittura l’ufficiale giudiziario. Sigilli e sequestro per tre furgoni ed un’autovettura, un’operazione però legata ad un debito regresso di circa centomila euro che la società avrebbe accumulato nei confronti di Equitalia.

Ma ora c’è questa pesante richiesta venuta dai pubblici ministeri, che si aggiunge a un’altra sfida che nei prossimi giorni Manenti dovrà affrontare con il socio di minoranza Energy T.I. Group. La società che detiene il 10 per cento del Parma Fc ha chiesto infatti il commissariamento del club per gravi irregolarità nella nomina e nella composizione del consiglio d’amministrazione, sia nell’era Taci che in quella attuale. “Hanno più volte convocato cda con dimissioni e nomine di nuovi rappresentanti senza tenere conto di noi – ha sottolineato Roberto Giuli, presidente T.I. Group – non hanno mai considerato poi di una richiesta di un consiglio in via urgente e inderogabile per valutare la situazione regolare contabile e lo stato dei pagamenti dei tesserati. Richieste senza nessun riscontro”.

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