Nel calcio di oggi, indossare la maglia di un top club spesso significa mettersi addosso una montagna di soldi. Il mercato del jersey sponsorship ha raggiunto, nel comparto calcistico europeo, cifre importanti: oltre 600 milioni di euro. Un innalzamento del 20% rispetto alla scorsa stagione, al quale ha contribuito in maniera pesante la mole di investimenti provenienti dai Paesi arabi, seguiti dagli Usa. Una serie di investimenti che è anche una “guerra” interna tra aziende arabe, giocata sul campo delle maglie di club: l’esempio è quello di Manchester City e Barcellona, avversarie negli ottavi di Champions League. Una guerra nella quale si sta inserendo con prepotenza Emirates.

160 milioni di euro investiti dagli arabi nel jersey sponsorship

Solo in questa stagione, le società provenienti da Qatar ed Emirati Arabi Uniti hanno investito nelle sponsorship calcistiche oltre 160 milioni di euro, ovvero circa un quarto del totale riversato nel mercato dei 6 maggiori campionati del Vecchio Continente. A rivelarlo è lo studio “Football Jersey Report “stilato da Repucom.

Spagna e Inghilterra i mercati più attrattivi

Il dato rivela che, rispetto ai 570 milioni di euro complessivi del 2013/14, in questa stagione i capitali investiti nelle sponsorizzazioni sono aumentai del 20%. Nel dettaglio, sono Inghilterra e Spagna a guidare l’aumento, con rispettivamente il 36% e il 30% di aumento di soldi investiti provenienti da area araba. L’innalzamento inglese è stato anche influenzato dal contratto firmato tra Manchester United e l’azienda statunitense Chevrolet da 57 milioni di euro a stagione e che ha costretto (e costringerà) i competitors arabi ad adeguarsi.

“L’aumento dei soldi stranieri nel calcio europeo non è una novità, ma gli investimenti nel jersey sponsorship sta crescendo più rapidamente che mai”, spiega Glenn Lovett, presidente della Repucom. “Con gli investimenti del 2014-15 in crescita del 20 per cento rispetto la scorsa stagione, l’investimento nelle maglie da calcio è aumentato più velocemente oggi che negli ultimi 15 anni”.

Una guerra da 238 milioni di euro

L’aumento degli investimenti arabi nel calcio europeo porta anche a riflettere la guerra tra aziende nel campo delle magliette. Un caso sotto gli occhi di tutti è quello dello scontro a colpi di milioni di euro tra Qatar Airways ed Etihad. Ovvero, tra gli sponsor delle maglie di (rispettivamente) Barcellona e Manchester City, avversarie in questi ottavi di Champions League.

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Il Barça riceve da Qatar Airways 108 milioni di euro per 3 stagioni, quindi 36 all’anno, per mettere il logo sulla camiseta blaugrana, immacolata fino a qualche anno fa e ormai piegatasi alle norme del marketing. Un accordo strategico che coinvolge non solo la squadra, ma tutto il tessuto regionale di Barcellona: il nuovo accordo siglato lo scorso anno ha portato a un progressivo aumento del traffico aereo di Qatar Airways nell’aeroporto di El Prat.

All’epoca dell’accordo, Sport+ aveva rilevato che la partnership tra Barcellona e la Qatar Foundation era la sponsorizzazione di maglia più redditizia nei maggiori campionati d’Europa. Un dato che è stato rapidamente soppiantato da Chevrolet/United, ma non solo. Etihad, per non stare a guardare, ha stipulato un accordo record con il City: una sorta di “pacchetto” da 51 milioni di euro all’anno che prevede naming rights dello stadio e jersey sponsor. Nono solo: numerosi rumors vogliono Etihad intenzionata nell’aumentare la posta a 60 milioni all’anno. Un’intenzione che svela l’intenzione della compagnia aerea di bandiera degli Emirati Arabi di arginare la crescita di Qatar Airways.

Ma non solo, perché da tenere d’occhio c’è un terzo incomodo, ovvero Emirates. Che dopo aver stipulato accordi per 38 milioni di euro con l’Arsenal e da 32 con il Real Madrid (con relativa espansione delle rotte europee), la compagnia araba ha firmato il rinnovo con il Milan da 20 milioni a stagione. a guadagnarci, comunque, è tutto il calcio europeo: le 3 compagnie attualmente hanno investito 238 milioni di euro nei top club europei.

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Classe 1984. Siciliano di nascita, romagnolo d’adozione, giornalista sportivo per vocazione. Tanta stampa locale (Corriere di Romagna, Resto del Carlino), poi il salto a Milano: master “Tobagi”, Sky.it, Libero, Linkiesta, Pagina99.