La gara di ieri sera di Champions League tra Manchester City e Barcellona era un confronto interessante non solo per gli amanti del bel gioco, dei grandi interpreti o per gli integralisti della tattica: la partita si disputava anche sul non meno importante fronte sponsor. E se la bilanciava sembrava indiscutibilmente pendere a favore di Nike, firma che veste (a cifre molto sostanziose) entrambi i club protagonisti della supersfida, per Adidas, invece, la particolare vetrina dell’Ethiad Stadium si presentava come un vero e proprio Everest da scalare: a suo “vantaggio” cioè solo se uno dei grandi giocatori, nonchè testimonial del marchio bavarese, avesse regalato una prestazione sopra le righe.

Le speranze di Adidas concentrate su Messi, ma è un “odiato” a fare la differenza

Su tutti, il “favorito” numero uno, indicato per intaccare la visibilità sul campo del brand statunitense, Lionel Messi, ambasciatore di Adidas più popolare per distacco.Tuttavia, per la multinazionale bavarese, visto l’esito del big match in terra anglosassone, la mano più grande è arrivata, e non per pura coincidenza, da uno dei suoi “odiati”, protagonista delle ormai celeberrima campagna pubblicitaria #Therewillbehaters: si tratta dell’uruguayano Luis Suarez, capace, con una doppietta, di consegnare al Barça le chiavi dell’accesso ai quarti di finale. Non solo: perché, grazie alla spettacolare prova di ieri dell’ex centravanti del Liverpool, la nuova campagna Adidas, lanciata poche ore prima di City-Barcellona, troverà altro carburante per alimentare lo scenario marketing: grande protagonista della stessa, proprio Suarez, che con i gol di ieri, in un certo senso, ha realizzato la “profezia” della multinazionale tedesca: essere “odiato” perché si è semplicemente il “migliore”.

Adidas, un risultato insperato

Con un colpo solo, anzi due, Adidas, in definitiva, si porta a casa un risultato insperato. Si tratta infatti di una piccola “vittoria” o rivincita, se così può essere definita, per i tedeschi, ai quali, effettivamente, non andava troppo a genio la larga esposizione mediatica di Nike in una competizione sponsorizzata con le tre “strisce” (il pallone ufficiale è fornito proprio da Adidas).  Un risultato che acquista di valore considerando anche un semplicissimo dato statistico: in campo, oltre il 50% dei giocatori delle due compagini veste le calzature prodotte dall’azienda americana. Ma a decidere la partita, non troppo inaspettatamente, un ambasciatore Adidas.

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Nato a Roma nel 1984, dopo la facoltà di Scienze Politiche il salto nel giornalismo sportivo con una collaborazione triennale con Canale Inter.