Stadio Ferraris – La prima scadenza è quella di fine aprile quando Genoa e Sampdoria dovranno presentare alla Uefa una documentazione che attesti il corretto funzionamento dello Stadio Ferraris. Pena? La possibilità di non partecipare alla prossima edizione della Uefa Champions League o della Europa League qualora i due club centrino la qualificazione in campionato.

In particolare l’organo di governo del calcio continentale chiede un sistema che garantisca il corretto drenaggio del campo, un sistema di riscaldamento del tappeto verde e una concessione dello stadio ad una società che se ne occupi per la prossima stagione. Tutte cose che ad oggi lo storico impianto di Marassi non ha. Per le prime due ci voglio indubbiamente fondi per poter completare le opere di aggiornamento richieste dall’organo governativo presieduto da Michel Platini, mentre per la terza ci vuole, forse, la cosa più difficile: mettere d’accordo i due club e il Consorzio Stadium che fino al 30 giugno ha in gestione lo stadio Luigi Ferraris di Genova. L’ente ha già fatto sapere che i due club non hanno versato, in totale, 2/3 milioni di euro di affitti arretrati e che, fino a quando questa cifra non verrà estinta, sembra molto difficile che l’impianto possa passare, come da progetto, direttamente nelle mani di Sampdoria e Genoa, nonostante il placet del Comune di Genova. Inoltre, le posizioni dei due presidenti, il rossoblù Preziosi e il blucerchiato Ferrero, non sembrano al momento molto vicine.

Calcio&Finanza ha parlato della “questione Marassi” con Ludovica Mantovani, quartogenita dell’indimenticato Paolo, presidente della Sampdoria dello scudetto e di tanti successi anche internazionali, e Director Europe di FootballAvenue, che ogni anno organizza il Forum dedicato al Business Development nel panorama del calcio italiano ed internazionale. “Una soluzione si deve trovare. La gestione dello stadio deve essere presa in mano dalle due società affinchè il campionato non venga falsato”, esordisce la Mantovani. “Situazioni come quella vista nell’ultimo derby non possono accadere di nuovo. Per il bene di Genova e per il bene del calcio in generale deve essere trovata una soluzione definitiva. Il drenaggio, in particolare, deve essere rivisto”. Il campo da gioco è il grattacapo maggiore per chi prenderà in gestione il Marassi di Genova a partire dal 1 luglio. Ciò che fa più paura, come detto, è il drenaggio, un’opera che molti hanno quantificato in circa 500 mila euro, ma stime non se possono ancora fare. Qualche giorno fa l’assessore allo sport di Genova, Pino Boero, aveva confermato a Calcio&Finanza che la ristrutturazione dell’impianto genovese non era ancora quantificabile dato che prima c’è da risolvere la questione morosità delle due società.

Le problematiche vanno avanti da anni a Marassi,” aggiunge Ludovica Mantovani. “Il campo da gioco è fondamentale e deve essere curato”. L’unica soluzione pare quindi un nuovo stadio che possa garantire a Genoa e Sampdoria, o ad uno solo dei due club, la garanzia di poter giocare in Italia ed in Europa senza essere stoppati dalle leggi del calcio continentale. “Con il presidente Garrone si era molto vicini, il progetto era congruo e ben studiato. A Genova si è andati molto spesso vicini al traguardo e poi il progetto per una ragione o per l’altra è stato abbandonato. Forse a Genova non c’è la volontà di realizzare un impianto nuovo”, prosegue il Director Europe di FootballAvenue. “Guardiamo il nuovo stadio di Valencia. Tra 6 anni nascerà il nuovo impianto e hanno comunque deciso di reinvestire nel vecchio stadio dato che sono sicuri rientrare del loro investimento. Perché non guardiamo a queste realtà che hanno investito strategicamente sul marketing e sul commerciale. In Italia sento cifre a cui non è associato un progetto. 1 milione di euro può essere ben investito o male investito. Io andrei a vedere cosa hanno fatto loro. Che interventi farei se decidessi di rimanere a Marassi a vita o no. Si può anche decidere di fare un primo passo. Se uno va mirato sui punti strategici va ad ottenere esattamente il risultato voluto e può farlo anche senza degli investimenti stratosferici.

Stadio Ferraris, i conflitti tra i due club potrebbero condannarlo

I club italiani stanno iniziando a capire che lo stadio di proprietà sta diventando un asset fondamentale, ma le prime pietre fanno fatica ad essere poste. La legislazione odierna e i “conflitti” tra club della stessa città sono i principali ostacoli alla realizzazione di nuovi impianti sul territorio italiano, ma secondo Ludovica Mantovani il futuro è quello di realizzare strutture che, come all’estero, possano garantire la fruizione dell’evento calcistico a 360°. “Le strategie di Genoa e Sampdoria potrebbero essere diverse e ciò non vuol dire che Preziosi non sia interessato a fare delle migliorie allo Stadio Ferraris, ma forse ha un business plan differente. Questa è la difficoltà di avere due squadre che gestiscono la stessa struttura. Bisogna fare qualcosa. Allo stadio non ci si incontra più solo la domenica per vedere la partita, ma stiamo parlando di una realtà che vive sette giorni su sette e che deve garantire al proprio cliente di poter godere al meglio delle sue risorse”.

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Alberto Lattuada è nato a Milano e da sempre è appassionato di calcio e finanza. Ha scritto per diversi siti specializzati nel mondo del calcio e del forex. Dal novembre 2013 dedica anima e corpo allo sviluppo e alla crescita del portale CalcioeFinanza.it