Fabio Capello, allenatore della nazionale russa di calcio, e Oreste Cinquini, il suo team manager, hanno visto finalmente pagati i loro stipendi in sospeso. Pare infatti che la Federcalcio russa (RFU) abbia coperto un buco pari quasi a 6 milioni di dollari, anche grazie all’aiuto del miliardario russo (e azionista dell’Arsenal), Alisher Usmanov.

Una delle problematiche maggiori relative al prolungamento del debito è stato il tasso di cambio. Data la svalutazione del rublo, lo stipendio di Fabio Capello, che non viene pagato con la moneta nazionale, è aumentato in termini di costi. Il figlio di Capello, Pier Filippo, che gli fa da manager, ha detto che la RFU stava cercando di giocare con la volatilità del rublo e di ripagare quindi il debito ad un tasso di cambio differente da quello attuale. Nel mese di dicembre il rublo è crollato al minimo storico di 75 rubli per un dollaro, mentre a settembre viaggiava intorno ai 38. Attualmente è, invece, intorno ai 62.

Mutko, il gran sostenitore di Fabio Capello

Fabio Capello non ha mai lasciato la direzione della nazionale russa nonostante non sia stato pagato dal giugno 2014. Alcuni rumours hanno detto che la RFU stesse attendendo che il tecnico italiano rompesse il contratto e abbandonasse la panchina della nazionale, soprattutto dopo la Coppa del Mondo in Brasile in cui Don Fabio fu stato aspramente criticato per la prestazione deludente della squadra. Tuttavia Capello è rimasto, anche grazie al ministro dello sport Vitaly Mutko, un forte sostenitore dell’allenatore italiano e un feroce oppositore della gestione finanziaria, definita “scellerata”, della Federcalcio russa.

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Alberto Lattuada è nato a Milano e da sempre è appassionato di calcio e finanza. Ha scritto per diversi siti specializzati nel mondo del calcio e del forex. Dal novembre 2013 dedica anima e corpo allo sviluppo e alla crescita del portale CalcioeFinanza.it