Josè Maria Marin, attuale presidente della Federazione calcio brasiliano, ha sottolineato che il Brasile e il suo movimento dovranno affrontare “tempi molto duri“. Marin, che ha assunto la carica nel marzo del 2012, sostituendo il discusso Ricardo Texeira, è stato anche governatore dello stato di San Paolo.
Sotto la gestione Marin nuovi investimenti sulle strutture
Sotto la gestione Marin non sono mancati i tentativi di proiettare il movimento nel futuro. A partire dalla modernizzazione delle strutture a disposizione di staff e giocatori della Seleçao. Il centro di allenamento ufficiale a Teresopolis, è stato infatti ristrutturato con un investimento pari a 6 milioni di euro con il contributo anche da parte della FIFA (900 mila euro). Ma con Marin al timone è arrivato il disastro di un Mondiale giocato in casa, che non si è fatto mancare sprechi e corruzione, e che ha fatto rivivere al popolo brasiliano l’incubo del Maracanazo del 1950.
Investire sui giovani la speranza per il Brasile
Da qui dovrà ripartire il calcio nella sua patria ideale: perché non basta più la fantasia, serve anche la disciplina. Secondo Marin, infatti, prossimo a lasciare la sua poltrona a Marco Polo Del Nero, le speranze di rinascita del movimento sono tutte riposte nella(finora dubbia) crescita di una schiera di giovani calciatori che, alle Olimpiadi di Rio 2016, dovrà cercare di riprendersi, in un solo colpo storia e destino. Quello della nazionale più titolata al mondo. Anche perché, sottolinea Marin, le squadre sudamericane, anche quelle un tempo definire “materasso”, “si sono evolute“, e l’esito delle qualificazioni ai prossimi Mondiali non pare più così scontato. Il Brasile non ha tempo: la mediocrità dell’ultima generazione, Neymar a parte, è evidente, ed è sintomo di una crisi dilagante, a tutti i livelli.
Nuove regole finanziarie in Brasile
Nell’ultima edizione della Libertadores, nessuna team brasiliano è arrivata alle semifinali, nonostante il Brasile vanti il torneo più grande ed economicamente potente di tutto il Sud America. Negli ultimi tempi, piccoli e grandi club hanno prodotto presenze allo stadio bassissime, sono state investite da scandali legati a corruzione e mostrato un calcio di pessima qualità. La CBF ha poi varato nuove regole finanziarie per riportare in carreggiata il sistema e risolvere problemi non di poco conto. Per questo, secondo Marin, la rivoluzione deve partire dalla programmazione societaria, in cui proprio le società avranno un ruolo determinante: quello di riconsiderare il valore del settore giovanile, più che puntare grosse cifre su giocatori dalle dubbie qualità.