La crescita del sistema di valorizzazione del settore giovanile e dei talenti “made in England”. E’ questo il proposito di Greg Dyke, presidente della Football Association inglese. L’intento è chiaro: un aumento della “quota-giovani” in tutte le rose delle squadre di Premier League aumenterebbe anche le possibilità, per la nazionale inglese, di avere calciatori già pronti da lanciare in campo internazionale per la conquista di buoni risultati, e fungerebbe da impulso al sistema dei Club Academy.

Greg Dyke vuole un cambio delle regole

Dyke, secondo quanto scrive Inside World Football, vorrebbe portare infatti gli attuali 8 elementi di ogni rosa cresciuti nel settore giovanile a 12, in un lento processo lungo 4 anni che comincerà dalla prossima stagione se arriverà l’approvazione della Premier, nonchè un cambio delle regole che riguarderebbe anche l’età dei calciatori in questione: 18 anni anziché 21 per essere considerati “homegrown“, prodotti cioè del vivaio. Perché il tema riguardante la nascita della futura generazione di talenti del calcio inglese sta a cuore un po’ a tutti: anche il numero uno della Premier Richard Scudamore aveva posto il “problema”, sottolineando che il modello, Oltremanica, fosse in netto ritardo rispetto a  quello tedesco.

Solo il 35% dei calciatori in Premier è inglese

Attualmente, solo il 35% dei giocatori della prima divisione sono inglesi: un problema, questo sottolineato con forza da Dyke e che contribuirebbe al declino del movimento in futuro. E regole sempre più restrittive saranno poste per fronteggiare anche l’arrivo degli stranieri in Inghilterra che, dal prossimo anno, troveranno più complicato l’ottenimento dei permessi di lavoro.

I risultati di club e nazionale nelle competizioni internazionale come campanello d’allarme

Il disastro della nazionale ai recenti Mondiali di Brasile 2014 sommato a quello dei club in Europa di quest’anno, tutti estromessi con largo anticipo da Champions ed Europa League,  sono un vero e proprio campanello d’allarme secondo il numero uno della FA: perché si può essere il campionato più ricco ma non necessariamente quello con i club migliori.

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Nato a Roma nel 1984, dopo la facoltà di Scienze Politiche il salto nel giornalismo sportivo con una collaborazione triennale con Canale Inter.