Italia Inghilterra – Il campo dirà chi è più forte tra Italia e Inghilterra. Non conteranno più quindi tutte le polemiche relative all’infortunio di Marchisio, al nervosismo di Conte, alla Fiat che sta pensando di uscire dagli sponsor della Nazionale e al cartello che allo Stadium copre la scritta sui 32 scudetti della Juventus. Ma se la partita si spostasse sulle cifre dei bilanci, chi vincerebbe?
L’ultima volta che Italia e Inghilterra si sono affrontate, è stato al Mondiale 2014. Finì 2-1 per gli Azzurri, Balotelli segnava il suo primo gol in una Coppa del mondo e tutto sembrava avviato verso il passaggio del turno. Ma da quel 14 giugno a Manaus, molto è cambiato. Entrambe le nazionali sono uscite dalla competizione, Balotelli non fa più parte del giro della Nazionale, così come il ct Prandelli. Sulla panchina inglese è rimasto invece Roy Hodgson, mentre in attacco è arrivato Harry Kane.
Sponsor tecnico: Nike batte Puma
I cambiamenti hanno portato con sé alcune novità importanti a livello economico. Il primo, più importante, è quello che riguarda lo sponsor tecnico. Spieghiamoci meglio: nessuno dei due ha cambiato azienda fornitrice di maglia. L’Italia ha però cambiato ct proprio grazie all’intervento di Puma, che ha messo mano al portafoglio e contribuito ad alzare l’ingaggio di Antonio Conte da 1,5 milioni (budget messo a disposizione dalla Federcalcio) a 3 milioni di euro. In tutto, la Nazionale (ovvero la Figc stessa) prende da Puma circa 18 milioni di euro. Un accordo rinnovato fino al 2022 nelle ultime ore, con tanto di presentazione allo Juventus Stadium.
L’accordo rientra nella nuova strategia di internazionalizzazione del brand azzurro, imposta dall’arrivo del nuovo advisor commerciale Infront-Il Sole 24 Ore. Puma e Figc sosteranno una serie di progetti per il rafforzamento commerciale su scala globale dell’immagine della Federazione e delle Nazionali. Sono previsti investimenti condivisi di marketing per lo sviluppo di attività centrali del programma Figc: calcio giovanile, calcio femminile, lotta al razzismo e internazionalizzazione del brand. Quest’ultimo aspetto è fondamentale, per fare in modo che il valore del nostro brand arrivi a quello delle altre grandi nazionali.
Basti pensare che la Football Association prende ogni anno da Nike 34,5 milioni di euro per marchiare con il “Baffo” le maglie della nazionale inglese. Una sponsorship che in patria aveva generato qualche polemica, per il prezzo proposto per l’acquisto delle maglie: 60 sterline per la versione “replica” e 90 per quella “match”, tanto che addirittura il premier inglese David Cameron e il ministro dello Sport Helen Grant avevano pubblicamente storto il naso per l’importo.
Necessario internazionalizzare il brand
Nel calcio di oggi, fare soldi sfruttando il marchio è divenuto fondamentale. E guardando gli introiti delle grandi nazionali, c’è del terreno da recuperare. Il Brasile nell’ultimo anno ha registrato 107 milioni di euro di ricavi commerciali, seguita proprio dall’Inghilterra con 78 milioni e dalla Germania con 61 milioni. Segno che non sono solo i risultati sul campo ad incidere, ma le strategie di marketing hanno la loro incidenza anche nel bilancio delle nazionali