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Netflix e Amazon potrebbero presto sbarcare nel mercato dei diritti tv sportivi. Dopo aver iniziato a produrre serie tv originali, come la fortunatissima saga di “House of Cards”, i due colossi del web – secondo Juniper, una società di ricerca – potrebbero avere un impatto enorme sul mercato delle partite di calcio, basket, hockey e altri sport. Nell’ultimo report sui contenuti digitali Juniper apre questo scenario, per il quale però – ha spiegato l’autore del report Windsor Holden a ItaliaOggi – “ci vorranno ancora alcuni anni, per diverse ragioni. Intanto a oggi non c’è un grande utilizzo da parte dei telespettatori dei servizi di streaming esistenti per guardare lo sport, anche di quelli gratuiti”. I siti di streaming – spesso illegali – non offrono una qualità sufficiente per godere delle partite nel modo che i tifosi di tutto il mondo ritengono appropriato. “E se si considerano i costi dei diritti dei maggiori eventi sportivi – ha continuato Holden – si capisce come siano necessari alti numeri di audience per ripagarli”.

Poi c’è la questione della durata dei diritti. In Inghilterra il prossimo triennio è stato assegnato, in Usa si fanno contratti anche più lunghi. Ma lo scenario prospettato da Juniper potrebbe realizzarsi entro una decina d’anni, quanto basterà ai servizi di streaming per essere “molto più diffusi e forti di quanto lo siano oggi”. Al punto che Holden si sbilancia fino a dire che operatori come Netflix e Amazon entreranno sul mercato dei diritti tv “entro la fine del decennio”. Con un impatto che potrebbe non essere omogeneo in tutto il mondo, anzi. In Italia il mercato non si è mostrato molto aperto finora allo streaming. L’asta per i diritti tv dello scorso anno – con base di partenza fissata a 55 milioni di euro, poi tramutata in trattativa privata “libera” – non ha assegnato il pacchetto E, quello per tre partite in diretta alla settimana in streaming online su varie piattaforme (tv comprese). Non un bel segnale per il pacchetto più innovativo.

Netflix e Amazon nel calcio: “Suicidio commerciale”

Secondo un’altra società di ricerca, Ovum, gli “over the top” rischierebbero troppo imbarcandosi in un’impresa come quella dei diritti tv sportivi. Il modello di business, ha spiegato l’analista Ed Barton, è quello di un pagamento mensile ma senza reali vincoli (come abbonamenti), che produce una forte instabilità del numero dei clienti. L’opposto delle tv a pagamento: “Se ti metti nella condizione di pagare un miliardo di dollari all’anno per i diritti sportivi e non hai un’idea molto, molto buona di quanti soldi sarai capace di farci su, questo è molto vicino al suicidio commerciale”.

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25 anni, milanese, giornalista professionista freelance. Liceo classico, studi umanistici e poi il master in giornalismo alla Walter Tobagi. Ho lavorato per Sportmediaset, Telelombardia, Goal.com, Datasport e Milanotoday.