Tesseramenti minorenni Figc – Una sentenza di un giudice potrebbe cambiare tutto nel calcio giovanile. Qualunque firma che lega un calciatore minorenne ad una società di calcio, vincolandolo fino ai 25 anni, è da considerare non valida, anche se insieme ad essa c’è la garanzia dei due genitori: il motivo è che non si tratterebbe di ordinaria amministrazione come ritenuto dalle leggi della federazione, ma straordinaria amministrazione, e per questo servirebbe anche l’autorizzazione del giudice tutelare.
La sentenza che potrebbe fare scuola e creare un terremoto nel calcio dei giovani è stata pronunciata da un giudice di pace in primo grade e dal Tribunale civile di Verbania in secondo grado, che hanno giudicato su una vertenza tra un minorenne tesserato e la Virtus Villadossola che ne deteneva il cartellino. Da oggi, potenzialmente, centinaia di migliaia di minorenni che calcano i nostri campi – le società per le quali giocano – potrebbero ritrovarsi in mano un contratto che non vale niente: per questo potrebbero cambiare società al termine di ogni stagione, senza che le squadre possano avere in cambio un indennizzo o un premio di valorizzazione come al momento prevede il regolamento della Federazione.
L’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo, non ha problemi a definirla “una sentenza assolutamente impattante su tutto il sistema. Il secondo grado dà forza alla tesi di primo e mette a rischio migliaia di tesseramenti e i relativi vincoli e premi di valorizzazione ad oggi vigenti“. Insomma, il banco rischia di saltare se la Figc non interverrà al più presto per mettere in regola la situazione. Ma come si è arrivati a questa sentenza? I fatti – scrive la Gazzetta della Sport – cominciano con la firma nel 2011 da parte del ragazzo con la Virtus Villadossola per giocare nella categoria Juniores. L’anno successivo però la squadra non si iscrisse nuovamente al campionato: fino ad oggi, per “riscattare” il proprio cartellino, i tesserati avrebbero dovuto pagare la società.
In pratica, o il giovane aveva già una società pronta a prenderlo e quindi a pagare i soldi del cartellino, oppure il ragazzo sarebbe rimasto di proprietà del club anche se questo non avesse giocato alcun campionato. I genitori del ragazzo si sono opposti e il giudice di Pace ha dato loro ragione: al contrario di quanto stabiliscono le norme della Federazione Nazionale Dilettanti, la firma del cartellino – se riguarda un minorenne – ha bisogno dell’autorizzazione del giudice tutelare per essere valida, e la firma dei genitori del minore non è sufficiente. Il giudice di Appello ha confermato la sentenza pur modificandone in parte i termini. Ma la sostanza non cambia. Anche nel calcio, è l’intervento dei giudici a produrre la spinta per le riforme.