La misteriosa “Dama cinese” che domenica si è presentata ad Arcore sarebbe un’emissaria del governo di Pechino. Secondo il Corriere dello Sport la Lady in rosso sarebbe stata mandata direttamente da Xi Jinping, segretario del partito comunista cinese, appassionato di calcio e intenzionato a far crescre il movimento calcistico nel Paese, al punto da spedire una persona di fiducia a Milano per seguire da vicino le evoluzioni societarie nel Milan e capire se ci sia margine per far pendere Berlusconi più verso la cordata di Richard Lee che non verso Mr Bee Taechaubol.
L’intervento diretto del governo cinese avrebbe diverse motivazioni. Prima di tutto mettere in crisi Berlusconi, che di Mr Bee – questo è piuttosto chiaro – non è convintissimo. E che si è trovato spiazzato di fronte alla sparizione di Richard Lee nelle ultime settimane e dalla comparsa di questa signora che apparentemente fa parte della stessa cordata. Ma potrebbe essere solamente un passaggio di testimone. La “Dama” – come è stata ribattezzata dai giornali – avrebbe parlato con Berlusconi della quota (pare solo di minoranza) che Silvio metterebbe a disposizione di altri investitori. E ha fatto capire che il governo cinese è interessato ad utilizzarlo come “credenziale” da mettere sul cv per ottenere l’organizzazione dei Mondiali di calcio.
Si sarebbe parlato anche dello stadio del Milan, sul quale si attende ancora la risposta definitiva della Fondazione Fiera. I discorsi sull’impianto – secondo il quotidiano romano – sarebbero un’ulteriore conferma del fatto che dietro la “Dama” (e quindi a fianco di Richard Lee) ci sia, insieme a Wahaha di Zong Qinghou, anche il Wanda Group di Wang Jianlin, che ha acquistato di recente Infront e punta ad entrare nel business degli stadi. Inizialmente ai cinesi andrebbe bene anche una quota di minoranza, per puntare solo più avanti ad avere la maggioranza che Berlusconi al momento non vuole cedere. Il problema principale della trattativa con la cordata sarebbe invece la valutazione del club: tra le smentite (di rito?) dei mesi scorsi, i diretti interessati avevano fatto capire che la società per loro non vale un miliardo di euro. Nei piani del gruppo di investitori che si oppone a Mr Bee ci sarebbe, come per il thailandese, la quotazione del club alla Borsa di Hong Kong, della quale si sarebbe convinto anche lo stesso patron rossonero, con l’obiettivo di ottenere risorse per gestire il club.
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