Qualunque appassionato di calcio sa che all’estero vedere la propria squadra del cuore può diventare un calvario. Chi ha un tablet o un computer con un abbonamento per vedere il calcio sul proprio device ha il vantaggio di poterselo godere (in teoria) ovunque. Ma in realtà solo in Italia. Una volta passata la frontiera, scatta il “geoblocking”: e così il programma (la partita o anche solo gli highlights) che in Italia vediamo senza problemi a pagamento, diventano “not available in this country”, non disponibili per quel paese. Al momento comandano i mercati nazionali, per cui i diritti tv di Sky (per esempio) valgono solo in Italia: per questo Sky Go all’estero non funziona, perché negli altri paesi saranno altri operatori ad avere l’esclusiva per il web. Ma la Commissione Europea vorrebbe creare entro 5 anni un “mercato unico digitale” e riformare integralmente il sistema.
Oltre a rappresentare un passo avanti per la democrazia di un mercato comunitario dove, per legge, circolano liberamente cittadini, merci e capitali, questa operazione creerebbe un volume d’affari enorme, intorno ai 415 miliardi di euro, scrive La Stampa. Ma per questa riforma si pone il problema dei diritti. Il calcio “è il settore più complesso da affrontare”. Bruxelles vorrebbe rivedere le regole del diritto d’autore, riformate l’ultima volta nel 2001, quando non esisteva la “tv on demand” sul web. Vorrebbe fare in modo che in Europa si possa fruire di qualsiasi servizio digitale, pagando la giusta cifra: “Si amplierebbe la platea scoraggiando la pirateria”, dicono dalla Commissione.
La decisione però spetterà ai governi nazionali. Ma dall’Italia non filtra grande preoccupazione. Sky e Mediaset sarebbero d’accordo sulla possibilità di dotare le proprie piattaforme (Sky Go e Premium Play) della “portabilità” in Europa. E l’eliminazione del geoblocking, che oggi impedisce di comprare o vedere dall’estero un programma a pagamento trasmesso da una tv italiana (o straniera), non andrebbe ad intaccare il sistema dei diritti: “L’equivoco in cui spesso si cade – ha detto Gina Nieri, consigliere di amministrazione di Mediaset, al quotidiano torinese – è che l’abolizione del geo-blocking porti alla possibilità di vedere contenuti senza pagare nulla: sbagliato, bisognerà sempre pagare. Il mercato unico non prescinde dal copyright, ma punta a facilitare la diffusione di contenuti. Occorrerà lavorare tutti insieme perché ci sia un sistema di autorizzazioni e di diritti che si adatti in maniera più moderna alle mutate modalità di fruizione di contenuti licenziati legalmente”. A vantaggio di tutti, compresi gli amanti del calcio.