Maggioranza, e subito. I cinesi provano il contropiede su Bee Taechaubol e piazzano il loro rilancio: 580 milioni per comprare il 51% del Milan, per poi salire in 4 anni fino al 70% del capitale del diavolo. Sarebbe questa, secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, la proposta che il consorzio di imprenditori di Pechino avrebbe formalizzato a metà di questa settimana.
La risposta di Silvio Berlusconi e della Fininvest non dovrebbe però in tempi rapidi: il presidente rossonero, che lo scorso fine settimana ha fatto pubblicamente sapere di non voler cedere il controllo della società, ma di voler trovare un partner che rilevi un pacchetto di minoranza, si è preso del tempo per valutarla, anche perché sul tavolo c’è anche la proposta di Mr Bee.
Figura chiave della trattativa, secondo la rosea, sarebbe la misteriosa dama cinese, alla quale nell’ultimo weekend Berlusconi ha aperto due volte le porte di Arcore. Non una comparsata, e non una presenza casuale: è ormai chiaro che la dama dagli occhi a mandorla rappresenti una figura-chiave nel perimetro di questa storia. Sarebbe un’emissaria legata al governo cinese, la cui partecipazione alla trattativa proprio nel momento di stringere sui numeri conferma come ci sia un’alleanza forte tra gli imprenditori cinesi e il governo di Pechino che hanno deciso di puntare sul futuro e sullo sviluppo del Milan.
La dama cinese si è palesata il giorno dopo che i legali del consorzio d’imprenditori cinesi avevano concluso la due diligence , l’analisi dei conti del Milan, tra l’altro chiuso con un parere positivo. E’ da quel momento che i cinesi hanno fatto scattare la fase-due, decidendo di affondare il colpo con il rilancio: prima i due incontri di Arcore, poi uno scambio di documenti tra le parti (e anche oggi i contatti tecnici tra i legali continueranno), e tra martedì e mercoledì la proposta. I cinesi valutano il Milan 1 miliardo e 200 milioni di euro chiavi in mano, quindi compresi i 250 milioni di debiti.
Il ruolo di Barbara Berlusconi e Adriano Galiani
Le intenzioni sono state confermate: i cinesi trattano per prendersi tutto il Milan e non hanno modificato di una virgola la loro linea nonostante che ad Arcore abbiano trovato un Berlusconi disponibile a cercare soci di minoranza. Rispetto alla prima idea, di entrare con il 30-40% per salire al 70%, i cinesi hanno alzato il tiro, spingendosi subito con la richiesta della maggioranza (il 51%).
Nella proposta chiedono anche la sottoscrizione di un patto, con scadenze e percentuali certe per ogni step, per arrivare nel giro di 4 anni al 70%. Nei due incontri ad Arcore, la dama cinese, che in questa seconda fase più operativa ha sostituito Richard Lee nella trattativa, ha blindato le posizioni dei due attuali amministratori delegati rossoneri, sia quella di Barbara Berlusconi che quella di Adriano Galliani: anche se il Milan finisse in mani cinesi, i due manager continueranno ad occuparsi dei loro settori di competenza.
Il lavoro di entrambi sarebbe stato apprezzato: da una parte, la programmazione proiettata nel futuro di Lady B, con la realizzazione di Casa Milan, il potenziamento degli accordi commerciali e il progetto dello stadio di proprietà, che ingolosisce Wanda Group, uno dei colossi di riferimento della cordata; dall’altra, l’esperienza di un manager come Galliani, il costruttore dei grandi Milan trionfali del recente passato. A Silvio Berlusconi i cinesi offrono la poltrona di presidenza fino a quando non sarà lui a decidere di uscire di scena. Adesso nelle mani di Silvio c’è una seconda proposta, dopo quella di Mr Bee, che nel vertice di Arcore del 29 aprile ha offerto 500 milioni per il 60% del club, sentendosi rispondere da Silvio tre giorni dopo che era disposto a cedergli tra il 40% e il 49% per 300 milioni. La partita a due resta tutta aperta e imprevedibile. E il fischio finale potrebbe essere ancora lontano.