Il 28 e il 29 maggio a Zurigo il Congresso della Fifa voterà il nuovo presidente. Che con certezza quasi assoluta non sarà nuovo. Sepp Blatter, 79 anni, ex colonnello dell’esercito svizzero, sarà confermato per il suo quinto mandato. Una presidenza iniziata nel 1998 e che è diventata, scrive “Affari e Finanza”, “l’impero più grande del mondo”. Perché Blatter è a capo di un’organizzazione che include 209 paesi, contro il 193 dell’Onu. E’ in grado di cambiare le regole del calcio, come ha fatto con la presa con le mani del portiere sul retropassaggio o la goal line technology. E guadagna una cifra impossibile da conoscere, ma certamente mostruosa: Businessweek ha svelato che negli ultimi quattro anni la Fifa ha incassato 5,72 miliardi di dollari tra diritti tv (43% del fatturato) e sponsor (29%). La Fifa ha riserve per un miliardo e mezzo di dollari e ha dato alle nazionali 358 milioni di premi.
Su cosa si basa il consenso di Blatter? Sulla sua capacità di controllare le periferie del calcio mondiale. In Africa lo votano per aver portato il Mondiale nel 2010. In Oceania ha contribuito economicamente alla crescita calcistica delle Isole Cook e ha finanziato il centro federale delle Cayman. Perché al Congresso, ogni paese pesa allo stesso modo. Il sogno dei delegati di ciascun continente è far parte del Comitato Esecutivo: è composto da 25 membri che guadagnano 300mila dollari l’anno, ricevono 500 dollari di diaria e godono di moltissimi privilegi. E per entrarci stare dalla parte del presidente può essere utile.
Blatter è entrato nella Fifa nel ’75, responsabile dello sviluppo dei paesi dell’Africa, che aveva eletto Joao Havelange a capo dell’organo di governo del calcio mondiale. Joseph viene dal paesino di Visp, 7mila anime, dove ora ha sede la sua fondazione, con un patrimonio di 1,1 milioni di franchi svizzeri. Il padre di Sepp lavorava nell’industria chimica, lui si laureò in economia a Losanna e si avvicinò allo sport da giornalista. Poi con la federazione hockey su ghiaccio era arrivato alla Longines, con cui aveva curato i giochi Invernali del ’72 e del ’74. Diventò segretario generale della Fifa nel 1981, per poi scalare tutte le posizioni possibili fino all’ultima.
Sotto la sua gestione le denunce e gli scandali sono stati parecchi. Il primo a puntare il dito su Sepp fu Lennart Johansson, che lo sfidò nel ’98: disse (senza riscontri) che i delegati africani avevano ricevuto migliaia di mazzette prima del voto. Nel 2002 Al-Saadi Gheddafi intervenne in favore di Blatter e convinse l’Africa a rivotarlo. Poi nel 2011 Blatter finì per correre da solo: il suo unico avversario, Mohamed bin Hammam, fu squalificato a vita per un caso di corruzione, mentre tanti altri delegati sono poi rientrati al loro posto senza grosse conseguenze. Per non parlare delle recenti rivelazioni su Qatar 2022 e sul modo con cui quei Mondiali sono stati assegnati. Ma Sepp ha resistito anche ai “FifaLeaks”, rimandendo saldo in poltrona. La rielezione di Blatter appare scontata: i tre sfidanti – Figo, Van Praag e il principe di Giordania – non paiono in grado di scalfire l’impero di Sepp. Che in questi 20 anni è stato lui a creare a sua immagine e somiglianza.