Di recente, Maurizio Zamparini ha parlato molto della questione Dybala. U Picciriddu (il bambino), come lo chiamano a Palermo, sembra ormai destinato a partire. E in pole, ormai lo sanno tutti, c’è la Juventus. Un affare milionario, che però vedrebbe il Palermo incassare poco meno della metà dei 40 milioni di euro richiesti per la cessione dell’attaccante.
Già, perché in questa storia c’entrano molte variabili. Due su tutte: un procuratore argentino “storico” come Gustavo Mascardi e la sua società di intermediazione, la Penchil Hill Limited, che di fatto si comporta come un fondo d’investimento. Attraverso di essa, Mascardi acquisisce parti di cartellini di giocatori, per poi farsele liquidare sottoforma di commissioni varie. Un caso che ricorda da vicino quelli, sempre palermitani, di Hernandez e Pastore, ceduti a cifre importanti ma i cui proventi si sono sparpagliati su i vari detentori dei diritti sportivi dei calciatori.
Dybala: un affare per la Juve, meno per il Palermo
“Lui non ha niente a che fare con la cessione di Dybala. È semplicemente un creditore del Palermo, abbiamo una vertenza in corso e un accordo per risolverla tra di noi. Sarà saldato quando verrà definita la cessione di Dybala”. Dove “lui” sta per Mascardi. Potenzialmente, le recenti parole di Zamparini non sono una buona notizia per la Juventus, che sta trattando l’acquisto del giocatore con il Palermo. Sul giocatore pende già una clausola del 20% sulla futura vendita, da cedere direttamente alla Pencill Hill, visto che Mascardi ne acquisì direttamente tutto il cartellino dall’Instituto de Cordoba. Insomma, se venisse pagato 40 milioni dalla Juve, il Palermo dovrebbe dirottarne in pratica 16 in tutto sul conto di Mascardi: oltre al 20%, ci sono gli 8 milioni di pendenza decisi dal Tas di Ginevra. Una questione, quella dei soldi da girare a Mascardi, sollevata da Calciomercato.com in un recente articolo.
Quando Dybala è arrivato in Sicilia, non si è capito bene quanto sia stato pagato per prenderlo dall’Instituto de Cordoba. Fatto che sta che nel bilancio 2013 del Palermo il costo viene iscritto per la cifra di 5,14 milioni di euro. Ma in realtà la cifra da pagare è di 12 milioni: Mascardi rivendica soldi. E il Tas di Ginevra gli dà ragione: dovrà riceverne 8. Con Zamparini che non la prende benissimo: “Ce l’ho con Mascardi. Con i suoi fondi in Sud America, in cui c’è di tutto come soci. Con quelli compra, muove i giocatori, mantiene delle percentuali o vende tutto il cartellino. Lo porterò in Tribunale, una bella causa civile. E altri sono in corso. Vogliono che io tiri fuori altri soldi oltre a quei 12 milioni. Fino a 15. Col cavolo! Anzi, lo denuncio io, Mascardi e i suoi sodali. Avevamo un accordo per l’acquisto a 9 milioni, poi il giorno dopo hanno cambiato le carte in tavola, mi hanno detto che Dybala non firmava più, improvvisamente sono saliti a 12”. Nel frattempo, però, il bilancio 2014 del Palermo recita: “La nostra società, pur non ritenendo che il contratto con la squadra del Cordoba sia stato regolarmente concluso ed esaustivo, di quanto dovuto, prudenzialmente, ha deciso di iscrivere nel bilancio del 30/06/2014 l’importo richiesto dal Pencil Hill per i diritti del calciatore Dybala, portando la controversia davanti alla Corte federale svizzera”.
Per la Juve, Dybala sarebbe invece un affare dal costo non proibitivo. Si può fare un rapido calcolo sulle due ipotesi di cessione del giocatore. Nel caso venisse pagato 30 milioni (più due contropartite) per un contratto di 5 anni, il giocatore costerebbe alla Juve 10 milioni all’anno tra ingaggio lordo (4 milioni) e ammortamento. Costo che salirebbe a 12 milioni di euro all’anno se il giocatore dovesse essere pagato 40 milioni.
Mascardi, dalla Borsa argentina agli affari italiani
Un affare lo farebbe anche Mascardi, che gira attorno al calcio italiano da anni. Forse solo i tifosi più accaniti del Napoli si ricordano dell’argentino Josè Luis Calderon. Di certo, preferiscono dimenticarlo. Arrivato nell’estate del 1997, a sponsorizzarlo fu il suo agente: Gustavo Mascardi. Uno che in Italia aveva piazzato già certi affari importanti. Due su tutti: Hernan Crespo e Juan Sebastian Veron. I tifosi napoletani sognavano gol a secchiate, ma a gennaio tirarono un sospiro di sollievo, quando lo videro partire. Insomma, Calderon non lasciò il segno: 6 partite, zero gol. Oltre a Crespo e Veron, sotto l’ala di Mascardi erano finiti altri personaggi destinati all’Italia come Fabian Ayala, o vecchie glorie come Roberto Nestor Sensini. Un personaggio tanto potente, da suscitare polemiche in seno alla Federcalcio argentina: quando era ct della Seleccion, Daniel Passarella era accusato di dare sempre uno spazio fisso nelle convocazioni ai giocatori della scuderia di Mascardi.
Forse erano solo illazioni, in fondo si sa che ogni commissario tecnico ha i suoi prediletti. Di certo, c’è che Mascardi ha capito presto che gli conveniva passare dalla Borsa, dove era agente, al calcio, dove diventa agente perché dal Sudamerica era sempre pieno di giocatori giovani e desiderosi di misurarsi con il calcio europeo. E a Parma, dove c’è Calisto Tanzi (uno che il mercato sudamericano lo conosce bene per via della Parmalat), Mascardi compie i primi affari. Nel 1992, il colpaccio: al Tardini arriva il colombiano Faustino Asprilia per la cifra, all’epoca importante, di 7 milioni di dollari. Per Mascardi l’occasione è ghiotta, perché può inaugurare con il placet di Tanzi una interessante modalità, riassumibile così: io ti porto il giocatore, a patto che tu nella cifra pattuita ne includi un altro di minor valore. Assieme a Faustino dall’aereo scende anche Sergio Berti. E se ve lo ricordate complimenti, perché a Parma giocherà pochissime gare prima di andare e fare posto.
A Parma arrivano anche campionissimi del calibro di Crespo e Veron, altri due che sentono il richiamo europeo. Il primo arriva subito al Parma, il secondo dopo un passaggio alla Sampdoria. Meno campione, suo malgrado, fu Candelo Garcia. Chi era costui? Arrivato (forse, per dire) agli inizi degli anni Duemila dal Deportivo Calì per 8 milioni di dollari, ma senza che il Parma effettuasse alcun pagamento in favore del club sudamericano. Il giocatore viene ceduto agli argentini del Velez Sarsfield per 4 milioni. Gli 8 milioni sarebbero stati versati su conti svizzeri intestati alla Cardamon, società con sede a Panama riconducibile a Mascardi. Solo due sarebbero stati girati al Calì, mentre il resto prelevato in contanti e versato su altri conti correnti svizzeri.
Della questione si sta occupando la Procura di Parma, che negli anni ha indagato sul crac della Parmalat e sul conseguente fallimento del Parma. Lo scorso marzo, il gup Alessandro Conti ha prosciolto dall’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta undici giocatori accusati dalla Procura di Parma di avere agevolato la distrazione di somme dalla Parmalat con falsi contratti di sponsorizzazione. Non andranno quindi a processo Hernan Crespo, Juan Sebastian Veron, Faustino Asprilla, Luigi Apolloni, Lilian Thuram, Enrico Chiesa, Dino Baggio, Hristo Stoichkov, Tomas Brolin, Lorenzo Minotti e Massimo Crippa. Nello stesso procedimento hanno patteggiato i dirigenti Parmalat Barili, Ferraris, Rastelli, Bevilacqua e Paolo Tanzi. L’unico che risulta rinviato a giudizio è Mascardi insomma