Chi si aspettava una conferma della trattativa ad altissimo livello con i cinesi potrebbe essere rimasto deluso. Silvio Berlusconi, in campagna elettorale in vista delle regionali di fine mese, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ha di fatto aggirato la domanda relativa all’esistenza della presunta trattativa con il premier cinese Xi Jinping. «In questo momento non saprei quale sviluppo possa prendere la trattativa. Anche perché è opportuno fare una premessa doverosa: io non ho nessuna voglia, intenzione e necessità di cedere il Milan. Vediamo che cosa potrà succedere. Intanto, al di là del rapporto creato all’epoca sulla scena politica, Xi sta dimostrando di avere grande rispetto per il calcio italiano, quindi per il Milan. Ovviamente sono orgoglioso del rapporto instaurato a suo tempo con Xi. E non è un mistero che in Cina il brand Milan tiri ancora tanto».
Insomma l’ex presidente del consiglio non si sbilancia sui futuri assetti azionari del club rossonero, sottolineando però un concetto a lui caro, ovvero l’impossibilità di reggere la concorrenza dei club sui cui hanno puntato i grandi capitali arabi (poco importa se sia PSG sia Manchester City non siano ancora riusciti ad affermarsi davvero sulla scena europea). «Aspettiamo, non posso dire ora che cosa accadrà. Sia ben chiaro, non mi trovo nelle condizioni di cedere a tutti i costi la società. È innegabile, tuttavia, che da quando nel calcio sono arrivati i petroldollari e gli interventi dal Qatar è molto difficile che una sola famiglia riesca a reggere il peso economico di un club. Magari ci possono essere situazioni eccezionali…».
In che senso? «Mi riferisco alla Juventus, che ha appena conquistato la finale di Champions League e alla quale faccio i miei più sinceri auguri per il traguardo raggiunto. A proposito di società, di proprietà di una famiglia, si tratta, però, appunto nel caso della Juventus, di eventi ormai davvero eccezionali. Alla luce delle difficoltà che bisogna fronteggiare, ho il dovere di trovare nuove risorse per il Milan». Perché la società si è ridotta in queste condizioni? «Purtroppo, negli ultimi anni, per una serie di circostanze che non sto qui ad analizzare, il Milan ha perso molti campioni. E a livello economico non ha attraversato un periodo felice».
Come pensa di risolvere i problemi? «Se, da sola, la mia famiglia non può farcela, allora sarà fondamentale reperire investitori capaci di contribuire al rilancio del Milan. Mi pare di aver capito, però, che quanti si interessano all’acquisto della società pongano come condizione essenziale la mia partecipazione alla loro avventura».
«Di sicuro. Evidentemente chi pensa di trattare l’acquisto del Milan lega il marchio del club in modo inscindibile alla mia persona. In effetti, non può essere altrimenti, visto quanto la mia famiglia ha fatto per il Milan in tutti questi anni». E lei è pronto a impegnarsi ancora? «Ci mancherebbe. Se il Milan non troverà acquirenti, mi toccherà tentare il rilancio. Invece, se la società conterà su nuovi investitori che richiederanno la conferma del mio ruolo, allora contribuirò, con chi arriverà, a riportare il Milan alle posizioni che merita».