La situazione della (per ora mancata) cessione del Milan ricorda il titolo di una commedia di Shakespeare: “Much ado about nothing”, “Tanto rumore per nulla”. O almeno, per molto poco: cioè quanto il presidente Berlusconi – dopo settimane di indiscrezioni, incontri pubblici e segreti, Mr Bee e Lee, dame misteriose e contatti da 007 col governo cinese – è realmente disposto a mettere in vendita. Appena il 35%: ecco la quota che il patron, per una questione di cuore (e di cos’altro, in piena campagna elettorale?) vuole cedere ad un investitore di cui si fidi. Un partner che ci metta i soldi e dia la possibilità di ricostruire un grande Milan, lasciando Silvio al comando. Insomma, quella che era l’idea originaria, di cui si parla da anni.
La Gazzetta dello Sport ritira fuori il primo comunicato Fininvest del 14 febbraio di quest’anno. “Da parte di vari soggetti è stato mostrato interesse per partnership con Fininvest relative al Milan”. Partnership: non cessioni della maggioranza. Idea che invece ha sfiorato Berlusconi nel corso di queste settimane, ma sulla quale sembra aver fatto progressivamente marcia indietro, un po’ per il momento (il messaggio da lanciare per non perdere ulteriore elettorato è che lui non molla ed è sul pezzo), un po’ perché evidentemente Bee Taechaubol non lo ha convinto.
Lo convincerebbe molto di più il governo cinese di Xi Jinping, col quale Berlusconi ha fatto capire di essere in contatto: “Sta dimostrando di avere grande rispetto per il calcio italiano e per il Milan: aspettiamo, non posso dire ora che cosa accadrà”. Il filo rosso con la Cina, comunque, c’è: Silvio secondo la rosea vorrebbe dare via subito il 35% del club per non meno di 250 milioni di euro (per una valutazione complessiva del club sensibilmente inferiore a quella circolata in queste settimane: 715 milioni di euro, contro il miliardo e passa chiesto a Bee) con la promessa per il nuovo socio di poter aumentare le proprie quote negli anni. La seconda condizione di Berlusconi è il mantenimento di tutto il management attuale (non solo Barbara, ma anche Galliani). Il governo cinese nei piani di B. avrà il compito di trovare il privato che entrerà nel club. Con il quale – sogna Berlusconi – fare un gran mercato per tornare a vincere entro una o due stagioni.
E’ chiaro come le volontà di Berlusconi non siano facili da realizzare. Perché in questo momento il presidente sogna che qualcuno voglia mettere i soldi nel club senza la volontà di comandare. Che investa un quarto di miliardo di euro in una società che manterrebbe al suo posto tutti i manager scelti dalla proprietà precedente. Un compromesso decisamente sbilanciato a favore della famiglia Berlusconi che difficilmente un investitore asiatico (si veda il caso Thohir all’Inter) può accettare di buon grado.