La giornata di martedì per il calcio è di quelle pesanti. Ci si sveglia con una maxi inchiesta sul calcioscommesse in Lega Pro e Serie D, a metà mattina la Lega di A è setacciata dagli uomini della Guardia di Finanza che cercano documenti su un possibile accordo anti-concorrenza tra Sky e Mediaset, con la collaborazione di Infront. La società di marketing che gestisce i diritti televisivi della stragrande maggioranza delle squadre finisce ancora sotto i riflettori. E con lei anche Claudio Lotito, che in molti (e in parte lui stesso, nella telefonata in cui si augurava che Carpi e Frosinone non salissero in Serie A) dipingono come il vero “padrone” della Serie. L’uomo che orienterebbe le scelte politiche della Lega di A. E a confermare questa ipotesi ci sarebbe anche un’intercettazione dell’inchiesta “Dirty Soccer”, quella che ha portato a 50 arresti e 70 indagati tra dirigenti e giocatori di Lega Pro in una mattinata. La telefonata è del 15 gennaio scorso: da una parte del filo c’è Vittorio Galigani, ex direttore sportivo di numerose società e commentatore di TuttoLegaPro.com, dall’altra Ercole Di Nicola, direttore sportivo de L’Aquila. Si dicono: “Macalli e Tavecchio sono due rincoglioniti in mano a Lotito, che li ricatta. Lotito è proprietario di Lazio, Salernitana, Bari e Brescia”.

Il presidente della Lazio nel pomeriggio viene raggiunto al telefono da un giornalista del Corriere della Sera. All’inizio non vuole parlare, ma poi si lascia coinvolgere nella telefonata: “Ma io non li conosco! Mai visti né sentiti. Roba da matti! Parlano, e che dicono?”. Il giornalista riferisce, Lotito reagisce: “Basta! Basta! Bastaaaaa! Perché mi tirano sempre in mezzo a qualche schifezza, perché? Lei non scriva niente, niente di niente… Però, oh, io sono proprio stufo… Cioè, no, dico: io Brescia non so manco ndo’ stà, capito? Dove sta Brescia? Boh. Ce so’ mai stato a Brescia? No, mai messo piede a Brescia. Ma poi, in una telefonata tra due sconosciuti, divento il presidente del Brescia! È pura follia, questa! Si rende conto? Siccome il presidente del Bari mi chiama, io divento automaticamente pure il presidente del Bari! La verità è che il sottoscritto, Claudio Lotito, dà un fastidio tremendo. E lo sa perché? Perché con Lotito il risultato è ga-ran-ti-to! Schiattano d’invidia quando vedono quello che ho fatto con la Lazio e la Salernitana, due veri capolavori. E non riescono a capacitarsi che tutti gli incarichi che ho nelle istituzioni del calcio italiano non li ho estorti, ma sono stato eletto democraticamente”.

E qui si arriva al presunto ricatto (così viene definito nell’intercettazione) a Macalli e Tavecchio: Lotito si dissocia completamente dalle accuse. “No no, guardi: è stato gentile a telefonarmi, però lei adesso sa che fa? Lei li chiama e glielo chiede: vi ricatta Lotito? È vero che vi ricatta? Ecco, aspetti, le do io i numeri di telefono… Anzi, no, meglio: li chiamo direttamente io…”. A questo punto il presidente della Lazio estrae un altro telefonino (ne ha tre, spesso li usa insieme) e telefona in diretta a Tavecchio e a Macalli. Risponde solo il secondo. Lotito gli spiega la situazione: “Mariuccio! Nun te mette a ride… allora, ho sull’altro telefono uno del Corriere… e sai che dice? Dice che due sconosciuti, intercettati, sostengono che io ti ricatto! Capito? Io ti ricatto! Ricatto te e pure Carletto!… E anzi, no, aspè: per quei due sarei anche proprietario di mezza serie A!… Mhmm… Ah, l’hanno arrestato uno dei due? Lo vedi, c’è una giustizia divina… Sì sì… e certo, tutta l’inchiesta… è chiaro… L’Aquila ci ha sempre votato contro, erano quelli contrari alle nostre riforme, quelli che ci facevano la guerra… Comunque, oh, ma ti pare? Ma come fanno a dire una cosa così grave? È gentaglia che ha inquinato questo mondo… Che dice Malagò? Mhmm… Lo so, lo so… So tutto. Vabbè, insomma: io ricatterei te e Carletto… Te senti ricattato, Mariù? Mamma mia che ambiente… Hai ragione, bisogna derattizzare…. vabbè, Mariù, fatti salutare adesso, ché devo lavorare…”

Gli squilla di nuovo il telefonino, Lotito parla pochi secondi: “Sa chi era? Era il giornalista di un’agenzia! Mi vorrebbero mettere in mezzo pure con la vicenda tra Murdoch e Berlusconi. M’accusano di averli fatti parlare. Embè? Facessero tutti gli accostamenti che vogliono. Io sono una persona che ha un solo scopo: mo-ra-li-zza-re il calcio. La verità è che una certa parte del mondo del calcio aveva paura di Tavecchio per ragioni politiche: infatti Tavecchio, in sei mesi, ha fatto riforme epocali. Siamo arrivati e abbiamo scardinato un sistema. Facendo funzionare onestà e buon senso. Quando dissi quelle cose su Carpi e Frosinone, per cui poi sono stato perseguitato, le dissi con spirito costruttivo, facendo un ragionamento anche di natura economica, perché la fabbrica calcio non va avanti per grazia ricevuta, ma con gli stadi a norma, con i diritti tv, con i bilanci sani…”.

Precedente“Patto sugli stadi di proprietà”, la proposta di Matteo Renzi
SuccessivoAntitrust non spaventa Mediaset: +0,4% a Piazza Affari
25 anni, milanese, giornalista professionista freelance. Liceo classico, studi umanistici e poi il master in giornalismo alla Walter Tobagi. Ho lavorato per Sportmediaset, Telelombardia, Goal.com, Datasport e Milanotoday.