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Saleh kamel blatter fifa – Qualche giorno fa, su Calcio&Finanza, abbiamo dato conto dell’inchiesta dell’Estado do São Paulo (uno dei più autorevoli quotidiani in Brasile) riguardante il contratto che lega la Cbf, la Federcalcio brasiliana, con la Ise, società di marketing sportivo che organizza le amichevoli della Seleçao. E che in virtù di tale contratto ha il diritto di scelta dei giocatori da convocare nella nazionale verdeoro.

Svolgendo qualche ricerca in più, partendo dall’ottimo lavoro di Jamil Chade, abbiamo scoperto qualche aspetto in più sulla questione. Aspetti che si ricollegano agli arresti avvenuti nella mattinata del 27 maggio a Zurigo e che hanno visto coinvolti sei membri della Fifa, riunitisi in Svizzera per le elezioni presidenziali in programma il prossimo fine settimana. Le elezioni hanno visto fino a ieri come grande favorito l’attuale numero uno del calcio mondiale, Sepp Blatter. Che non è stato arrestato, ma che resta formalmente indagato nell’operazione partita da Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America. L’indagine parte proprio dagli Usa e riguarda due aspetti principali: l’assegnazione dei Mondiali di calcio e questioni riguardanti diritti tv e marketing.

Due aspetti nei quali è spesso presente il nome di Saleh Abdullah Kamel, numero uno del Dallah Al Baraka Group, conglomerata saudita che tra le altre cose fa capo alla Ise, la società di marketing coinvolta nella scandalo brasiliano portato alla luce dall’inchiesta giornalistica brasiliana. Pur non essendo indagato (il suo nome non risulta nel documento del Dipartimento di Giustizia Usa), Saleh Kamel resta spesso in sottofondo, quasi a fare da trait d’union tra le parti.

Il jet fornito a Blatter per il tour elettorale in Africa

Il nome di Kamel compare già nel 2002, all’epoca della seconda candidatura di Blatter alla poltrona di numero uno della Fifa. Come ogni figura politica che si rispetti, anche i candidati alla presidenza del Governo mondiale del calcio compiono spesso dei viaggi elettorali, nei quali incontrano le confederazioni continentali del pallone per esporre loro programmi e promesse. Blatter ha spesso prediletto i viaggi verso l’Africa, ovvero in un continente che lui considera – e con buona ragione, visti i risultati – un bacino di voti fondamentale per la propria posizione di presidente. Non è un caso che nel 2010 il Mondiale sia stato per la prima volta assegnato a un Paese africano, il Sudafrica. E non è un caso che uno degli ultimi candidati (poi ritiratosi), Luis Figo, abbia partecipato all’assemblea generale della Caf, la Confederazione Calcio Africana, nel tentativo di strappare voti a Blatter.

Nel 2002, Blatter andò quindi in Africa a bordo di un jet Gulfstream, per un tour che toccò la parte sud del continente: Lesotho, Angola, Sudan. Era la replica del viaggio già intrapreso per l’elezione del 1998. Dalla scaletta dell’aereo, dietro Blatter, scendeva il fedelissimo Mohammed Bin Hammam. Un viaggio documentato da un pezzo su Espn, che riporta che secondo molte voci, quello che veniva chiamato con evidente disprezzo “il portaborse di Blatter”, aveva avuto un ruolo attivo nella prima elezione di Blatter a presidente della Fifa contro l’allora segretario della Uefa, lo svedese Lennhart Johansson. Che non aveva preso bene la sconfitta e all’Observer aveva chiesto di indagare su come si era svolta quell’elezione, agitando lo spettro della corruzione. Uno spettro che era poi riemerso in quel 2002 “africano”: Blatter si dedicò al continente anche per arginare le accuse di Farra Ado, presidente della Federcalcio somala e vicepresidente della Caf, che disse di aver ricevuto soldi per votarlo nel 1998.

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Saleh Abdullah Kamel, numero uno del Dallah Al Baraka Group

Sia nel ’98 che nel 2002, Blatter si rifiutò di rivelare chi avesse finanziato i suoi viaggi e la campagna elettorale, spiegando che tutti i voli erano stati messi a disposizione da un amico. All’epoca, risultò che Gulfstream Jet Hz DG2 usato da Blatter era di proprietà della Dallah Al Baraka. Il tutto venne all’epoca confermato da Bin Hammam a Espn: “Il jet è stato fornito da un mio amico, Saleh Kamel. Abbiamo cofinanziato il viaggio. Lui è un mio amico saudita”.

L’interesse di Kamel nell’appoggiare Blatter

Nessun problema, se non fosse che l’Fbi aveva messo Kamel nel mirino, come potenziale fornitore d’armi di Al Qaeda. Più volte presente nella lista degli uomini più ricchi d’Arabia, secondo Forbes la sua fortuna ammonta a 2,7 miliardi di dollari. Numero uno del Dallah Al Baraka Group, Saleh Kamel ha avviato il proprio business nel 1969 nel ramo delle spedizioni, ma la sua fortuna è stata immediata, tanto da divenire nel 1979 uno dei maggiori contractor del casa reale saudita. Gli interessi del Dallah Group spaziano dai prodotti finanziari al benessere, passando per i trasporti. Ma il core restano le banche. E qui torna il legame con la Fifa: perché dopo l’espulsione di Bin Hammam a seguito di un caso di corruzione perpetrato contro Blatter, durante un’audizione sul caso venne fuori che alcuni soldi usati dallo stesso Hammam per corrompere dei delegati Fifa nella corsa presidenziale contro l’ex amico Sepp, erano transitati attraverso dei conti riconducibili al Dallah Group. E Hammam è ex presidente della Federcalcio del Qatar, nazione che ha ottenuto l’assegnazione dei Mondiali 2022. Un collegamento più che sospetto.

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Mohammed Bin Hammam, già coinvolto in diversi scandali Fifa

Non è finita. Perché l’inchiesta dell’Fbi che ha portato agli arresti del 27 maggio riguardano anche la questione diritti tv. E qui il nome di Saleh Kamel compare nuovamente: perché è stato lui a possedere i diritti di trasmissione per i Mondiali fino al 2014 per l’area del Medio-oriente. Dunque sta nel business legato al broadcasting l’interesse di Kamel nell’appoggiare Blatter. Perché è qui che si fanno gli affari. Il documento del Dipartimento di Giustizia degli Usa lo conferma: “I ricavi generati da questi contratti (quelli di boadcasting, ndr) sono sostanziali: secondo la Fifa, il 70% dei 5,7 miliardi di dollari di ricavi compresi tra il 2011 e il 2014 sono riconducibili alla vendita di diritti tv e marketing della Coppa del Mondo 2014”. Ovvero quella in cui Kamel è stato coinvolto.

Gli affari in America: nazionale brasiliana e New York Cosmos

Ma il suo nome non è tra quello degli indagati. Chi ci va di mezzo al momento sono le due maggiori confederazioni americane, la Conmebol e la Concacaf, ma anche la Cbf, con la quale la Dallah ha fatto l’affare della Seleçao tramite la Ise. E tra gli indagati c’è Josè Maria Marin, che della Federcalcio brasiliana è stato presidente. Una carica ricoperta anche da Ricardo Teixeira, che assieme ad Havelange, predecessore di Blatter, venne coinvolto in uno scandalo di tangenti prese dalla Ils, società di marketing poi assorbita dalla Fifa. Per non parlare del fatto che la Ise, controllata dalla Dallah, ha sede alle Isole Cayman, noto paradiso fiscale che però negli anni ha ricevuto dalla Fifa notevoli finanziamenti per lo sviluppo di progetti legati al calcio.

Non ultimo, il rapporto tra Kamel e il calcio statunitense, Paese da dove è partita l’inchiesta. Perché anche il pallone a stelle e strisce è coinvolto e con essa, pare, la famiglia di Kamel. A finire sotto la lente d’ingrandimento della Fbi c’è anche il gruppo Traffic Sport, che negli Usa tra le altre cose possiede il Fort Lauderdale Strikers, che gioca nella Nasl. La stessa lega dei Cosmos, dove invece una delle controllanti è la Sela Sport, società saudita rappresentata da Hussein Mohsin Al Harthy, che secondo fonti di stampa sarebbe fratellastro di Saleh Kamel. Di certo c’è che i due sono in affari: Al Harthy siede bei consigli d’amministrazione di diverse compagnie del gruppo Dallah e insieme a Kamel ha fondato la Al Baraka Islamic Investment Bank BSC in Bahrain.

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Classe 1984. Siciliano di nascita, romagnolo d’adozione, giornalista sportivo per vocazione. Tanta stampa locale (Corriere di Romagna, Resto del Carlino), poi il salto a Milano: master “Tobagi”, Sky.it, Libero, Linkiesta, Pagina99.