Inizia nel week end in Canada la settima edizione del mondiale di calcio femminile che durerà dal 6 giugno al 5 luglio. Un torneo – vinto dal Giappone nel 2011 – in forte crescita che mostrerà ancora una volta i progressi fatti da uno sport che, anche se da noi viene sottovalutato, nel resto del mondo è sempre più al centro dell’attenzione di molti.

Alla prima edizione del 1991 le partite duravano 80 minuti, vi era un solo sponsor della manifestazione (la M&M’s) e la finale non venne mostrata da alcuna TV al punto che la statunitense Mia Hamm, ai tempi diciannovenne, commentò: “Abbiamo conquistato il mondo e c’era un solo rappresentante dei media a vederci”.

Per la cronaca gli Stati Uniti vinsero il loro primo mondiale battendo in finale 2-1 la Norvegia. Bisseranno nel 1999. Le norvegesi si rifaranno nel 1995 a Stoccolma battendo in finale 2-0 la Germania.

La prima edizione con un premio in denaro è stata la quinta, quella del 2007 vinta dalla Germania, per un montepremi di 5,8 milioni di dollari (poco più di 5,5 milioni di euro) cresciuto a 7,6 milioni di dollari nel 2011.

Per un raffronto, il premio del 2011 è stato il 2% dei 380 milioni di dollari in palio ai mondiali sudafricani del 2010. Un gap fondamentalmente incolmabile, ma che proporzionalmente sta vedendo una ripresa da parte del movimento femminile.

Il premio di quest’anno sarà di 13,6 milioni di dollari pari al 3,3% dl montepremi di 406 milioni di dollari dei mondiali brasiliani.

Purtroppo dal punto di vista economico finanziario – e con buona pace dell’ex presidente Felice Belloli – non ci sarà l’Italia (le azzurre si sono qualificate due volte: nel 1991 e nel 1999), che nonostante l’espansione a 24 squadre ha perso la sfida decisiva dei play off contro l’Olanda (2-1 al ritorno dopo l’1-1 dell’andata).

Il nostro movimento – ma questa è un’altra storia – è atteso da un profondo rinnovamento, soprattutto a livello federale, per crescere ulteriormente ed avvicinarsi ai migliori paesi europei che al momento (parlando di club) sono Germania, Svezia e Inghilterra, mentre come forza delle nazionali vanno certamente aggiunte anche Norvegia e Francia, che non a caso sono state le squadre vincitrici dei rispettivi gironi di qualificazione.

L’interesse degli sponsor, in particolare, è testimoniato da Adidas che ha messo sotto contratto tra le altre giocatrici come Becky Sauerbrunn, Morgan Brian, Lori Chalupny, Heather O’Reilly e Christie Rampone. Attraverso le sue testimonial la nota azienda di abbigliamento sportivo quest’anno per la prima volta ha realizzato una linea apposita chiamata Victory Pack.

Adidas Victory Pack, Mondiale femminile di calcio

Sport minore?

A giudicare dall’interesse riscosso dalla finale del 1999 che vide affrontarsi USA e Cina a Pasadena davanti a 90.185 spettatori (la maggiore affluenza di pubblico mai registrata dal calcio femminile) il ruolo marginale che l’Italia dà al calcio femminile è più che altro un fatto culturale.

Da allora non si è più toccata la quota ragguardevole delle 90 mila presenze, ma il movimento ha continuato a crescere.

Le squadre che hanno giocato più gare sono gli Usa con 36 partite, il 75% di vittorie e la Germania con 32 gare e il 72% di vittorie (campione del mondo nel 2003 e 2007). Oltre a loro hanno partecipato a tutte le edizioni della coppa Brasile, Norvegia, Svezia, Nigeria e Giappone.

Negli anni numerosi sono stati i passi avanti e anche le sperimentazioni.

Quella di quest’anno sarà la prima edizione interamente coperta dal punto di vista televisivo negli USA dove tutte le partite andranno in diretta. Le prime dirette (6 nell’arco di tutto il torneo) risalgono al 1995, seconda edizione del mondiale cresciute a 18 su 32 nel 2003. La copertura di quest’anno, per l’Italia, sarà garantita da Eurosport. Abbastanza lontano lo sforzo che la BBC in Inghilterra garantirà per trasmettere tutte le partite (ma la nazionale inglese a differenza della nostra si è qualificata).

Sempre stando alla portata dell’interesse, e quindi del business collegato all’evento, nel 2007 furono 200 i paesi a trasmettere almeno una partita del mondiale.

Nel 2011 furono 12 i main sponsor dell’evento: la raccolta delle “affiliazioni” venne conclusa 18 mesi prima dell’evento stabilendo un record assoluto di partecipazione da parte delle aziende per una audience totale di 407,8 milioni di persona (una persona viene conteggiata dopo 3 minuti ininterrotti di visione di una partita).

Un business in crescita, insomma, che nell’edizione canadese di quest’anno dovrebbe riservare nuovi numeri di grande interesse. In particolare il primo obiettivo è quello di raggiungere quota 1 milione di biglietti venduti. In Germania nel 2011 l’affluenza totale fu di 845,751 persone mentre negli Stati Uniti nel 1999 si stabilì il record assoluto con 1.194.215 biglietti venduti. Gli ultimi dati diffusi dai media canadesi parlano di 830 mila biglietti già venduti a pochi giorni dal via.

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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting