Lega Serie A, 1,2 miliardi dai diritti tv per il triennio 2015-2018. Una cifra simile fa capire chiaramente quanto oggi, i diritti tv, rivestano un ruolo principale per il calcio italiano, sia dal punto di visto economico che dal punto di vista dell’immagine.
A rimarcare il nuovo ruolo della televisione è l’edizione odierna della ‘Gazzetta dello Sport’ che evidenzia come, negli ultimi 40/50 anni, la televisione sia passata da nemica ad amica dei club di calcio italiani.
Negli anni sessanta, la Lega Serie A firmò il suo primo contratto con la Rai per la trasmissione in differita di un tempo di una partita di campionato: 60 milioni di lire (800mila euro con la rivalutazione monetaria).
Nel 2015, La Lega Serie A riesce nell’intento di raccogliere complessivamente 1,2 miliardi dalla cessione dei diritti televisivi per il ciclo 2015-18, il 20% in più del triennio precedente. In mezzo secolo è cambiato tutto. Dall’era pionieristica in cui i dirigenti nutrivano una profonda diffidenza verso il tubo catodico («Svuoterà gli stadi») alla bulimia dei tempi moderni, con le telecamere negli spogliatoi e il calcio spezzatino a tutte le ore.
La televisione ha iniziato realmente ad avere un ruolo di primo piano nel mondo del calcio italiano grazie all’avvento della pay tv, nel 1993, con le dirette delle prime partite di campionato. Ma la sfida vinta è stata quella sancita dalla Legge Melandri che ha rimesso nelle mani della Lega la titolarità dei diritti della Serie A. Da allora l’incremento è stato del 66%: dai 725 milioni del 200910, ultima stagione col regime di vendita individuale, ai 1205 milioni medi annui che pioveranno sulla Serie A nel triennio 2015-18.
Negli ultimi anni però, a causa anche della crisi economica mondiale, il calcio italiano ha perso il suo appeal. Nonostante ciò, la Lega Serie A, per il triennio 2015-18, è riuscita comunque a prendere una somma consistente. A spiegare il motivo di ciò alla ‘Gazzetta dello Sport’ è stato Marco Bogarelli, presidente di Infront Italy, advisor della Lega: “Il prodotto italiano ha meno appeal di alcuni anni fa, però in campo domestico è stata stimolata la concorrenza e gli investimenti sono cresciuti. «La Lega è riuscita a recuperare un po’ di profitti che gli attuali operatori sono stati disposti a lasciare sul terreno pur di continuare a gestire il prodotto principale dei prossimi anni“.
Il brand di squadre come Juventus e Roma, ha consentito alla Serie A di far accrescere il proprio appeal all’estero. Secondo Bogarelli “le dinamiche globali come l’aumento della popolazione e dei consumi sui media e la polarizzazione dei marchi, con la Serie A non al primo posto ma nella stretta cerchia di interesse”. Così, per il campionato, l’agenzia MP&Silva ha rivinto l’asta sborsando 186 milioni a stagione. Quanto alla Coppa Italia e alla Supercoppa si è assistito allo storico sorpasso dei diritti internazionali su quelli domestici, grazie all’interesse nell’area del Golfo: 26 milioni pagati dal broker B4 per l’estero (appena 4 nel ciclo precedente), 22,25 quelli messi in busta dalla Rai per l’Italia.