Dopo il Salary Cap, i designated player e gli home grown players la Major league soccer americana si appresta a dare il via ad una nuova regola finanziaria legata all’investimento sui giocatori nell’ottica di attirare sempre più campioni dall’Europa. Via quindi al Targeted Allocation Money, ovvero uno speciale allargamento del Salary Cap che permetterà alle società di ingaggiare più campioni e pagarli meglio.

Il meccanismo non è semplice ma può essere efficacemente spiegato. Da un decennio ogni club di MLS può ingaggiare fino a 3 Designated Player, ovvero giocatori con stipendio superiore a 436 mila dollari che tuttavia pesano sul Salary Cap (il tetto salariale che ogni squadra è tenuta a rispettare e che ad oggi ammonta a soli 3,49 milioni di dollari) solo per il massimo concesso ovvero appunto 436 mila dollari. E’ il caso di gente come Lampard, Pirlo, Giovinco, Kakà, Keane e in passato Beckham, colui per il quale questa regola fu inventata: giocatori dagli ingaggi milionari che vengono conteggiati nel SC per 436 mila euro.

Da non confondere: i Designated Player non sono per forza “stranieri” ma solo giocatori più pagati in deroga al Salary Cap. Ogni società può avere fino a 7 stranieri e può, volendo, averne meno monetizzando vendendo ad un’altra società la possibilità di acquistare un ottavo o nono straniero. Ci sono quindi società con in rosa 5 stranieri ed altre con 10, ma non per forza questi sono Designated Player. Anche se è vero che i Designated Player più pagati sono stranieri.

Il Core Player sarà invece un giocatore che guadagna più del massimo previsto all’interno del salary cap (436 mila dollari) ma fino a meno di 750 mila. La regola dovrebbe entrare pienamente in funzione a partire dalla prossima stagione, ma andrà in vigore immediatamente grazie alla maggiore disponibilità di allocation money. Quest’ultimo è uno strumento da sempre a disposizione delle squadre ai fini di abbattere (pagando con questi soldi extra) gli ingaggi rispetto al salary cap, in modo da evitare di dover occupare uno slot da Designated Player. La Core Player rule consentirà quindi ai club di mirare a giocatori che ricadranno specificatamente in quel range di ingaggio e per di più ora permetterà di avere 100 mila euro in più.

L’obiezione – corretta – che si può fare, è che difficilmente per 750 mila dollari una stella europea si muove per giocare in MLS. E qui entra in gioco il sottile meccanismo studiato dalla MLS proprio per tenere sotto controllo le finanze. Si prenda il caso più discusso della settimana sul mercato calcistico USA: l’interessamento dei Galaxy per Chicharito Hernandez e Giovani Dos Santos. Due giocatori che servono alla società per consolidare il proprio appeal nella comunità spagnola del proprio bacino d’utenza anche in vista dell’arrivo di Los Angeles FC già annunciato per il futuro.

usa mls core player hernandez ingaggio

La cifra messa a disposizione delle società è di 100 mila dollari l’anno per 5 anni. Una cifra che può però essere usata in un’unica volta. Ad esempio quindi, nel caso dei Galaxy, una cifra di questo genere potrebbe consentire la flessibilità sul salary cap per ingaggiare Giovani Dos Santos. Sono diversi (e non per forza stranieri) i Designated Player che prendono una cifra compresa nel range dei Core players, ad esempio lo Sportin Kansas City ha Graham Zusi. In particolare è il caso del difensore USA Omar Gonzalez dei LA Galaxy, che potrebbe rientrare tra i “Core Players” e liberare quindi un posto da Designated Player per Chicharito Hernandez. Il tutto poi avverrebbe a metà stagione, con una incidenza sugli ingaggi della metà.

Va infine ricordato che negli USA l’investimento sulle “stelle” viene quasi sempre accompagnato da un controbilanciamento volto a favorire i giocatori “fatti in casa”. E’ per questo che esistono pure gli Homegrown Players, introdotti nel 2008. Per essere elegibile come “homegrown player” un giovane calciatore deve aver vissuto nell’area della squadra e deve aver giocato per la giovanile di essa per almeno un anno. A quel punto ha un ingresso facilitato nella lega firmando – appunto – un contratto da Homegrown Player che non conta nel salary cap. In pratica se lavori bene con la giovanile puoi avere 3-4 top players lega che non andranno a incidere nel salary cap. È il caso di DeAndre Yedlin, il primo Homegrown Player ad aver giocato al Mondiale, visto che Jurgen Klinsmann decise di schierarlo a Brasile 2014, ora passato al Tottenham. Dall’inizio del 2014 a oggi sono oltre 30 i ragazzi messi sotto contratto con questa formula: l’idea di farli crescere in club arricchiti da campioni affermati non potrà che spingere ulteriormente la crescita del calcio statunitense.

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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting