“Siamo sicuri che creare debiti su debiti sia la strada giusta? Un’azienda che a debiti aggiunge debiti non è destinata al fallimento? Ci sarà un futuro migliore?”. Se lo chiede Arrigo Sacchi, intervistato da Giulio Mola sul Giorno, osservando le mosse di mercato dei club italiani in queste prime settimane di mercato. Il Milan ha speso 50 milioni per Bacca e Bertolacci, l’Inter 30 (più 8 di bonus) per Kondogbia. “Per un calcio migliore serve cambiare atteggiamento. Forse sottovalutiamo – sostiene Sacchi – quanto sia più importante avere ambienti creativi e sereni, che non sperino solo nel singolo giocatore ma che si affidino a impegno, serietà, idee e didattica. Parliamo sempre del calcio come se fosse uno sport individuale, partendo dal singolo sperando che sia lui a migliorare il gioco. E così si arriva a spendere cifre enormi. Capisco che in questo festival ci sia chi ci guadagna, giocatori, procuratori e media, ma stiamo creando illusioni o sbaglio? Vede, diceva mio padre che se i bilanci sono in passivo tutte le proiezioni conseguenti sono in negativo… “.

“Se interpretiamo il calcio illudendo la gente – afferma l’ex allenatore di Milan e Nazionale – l’unica cosa certa è che molte società si troveranno indebitate. E avranno meno pazienza. La strada giusta è quella di Bayern e Ajax che hanno vinto di più avendo bilanci in attivo. Oppure quella del Barcellona che ha un florido vivaio, stadio di proprietà e impianti moderni. E invece prendiamo giocatori dai posti più svariati e pensiamo ci possa essere subito integrazione umana e psicologica. L’armonia è data piuttosto dal gioco, che non si compra ma è favorita dalle idee e dal talento dell’allenatore e dalla serietà delle società alle spalle. Senza idee puoi avere i piu forti giocatori ma vincerai molto poco. Pensate al Brasile che si preso 7 gol in una semifinale mondiale, o al Cile che ha battuto l’Argentina di Messi, Higuain e Tevez…”.

E mentre si acquistano giocatori da tutte le parti del mondo – Sacchi fu protagonista di un’uscita infelice quando disse che “nelle nostre giovanili ci sono troppi neri – i vari Darmian, Immobile e Verratti vanno (o restano) all’estero: “Io ho sempre lavorato coi giovani, sono dalla loro parte. Nel mio Milan l’età media era di 25 anni. Però ci sono ragazzi e ragazzi. Alcuni lo sono soltanto anagraficamente ma non nella generosità e nell’entusiasmo, per cui è giusticata la cessione. Se invece vanno via giovani di valore, di certo si svaluta il patrimonio futuro. Non faccio nomi ma di certo non sono tutti uguali i giovani. Se il pallone scoppierà? Spesso si creano illusioni che finiscono per caricare troppo l’ambiente, soffermandosi sempre sui singoli. Leggo che Tavecchio parla di poche squadre in regola, allora si è tutti destinati al fallimento se non si rispettano le regole. O si pongono rimedi oppure così non si va avanti”.

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25 anni, milanese, giornalista professionista freelance. Liceo classico, studi umanistici e poi il master in giornalismo alla Walter Tobagi. Ho lavorato per Sportmediaset, Telelombardia, Goal.com, Datasport e Milanotoday.